In occasione di questo Darwin Day, oggi 12 febbraio, in cui ricorre il duecentosettesimo anniversario della nascita di Charles Darwin vorrei pubblicare le interessanti "5 bufale su Charles Darwin" prese dall' articolo scritto da Stefano Dalla Casa, per Wired, a cui ne ho aggiunta una sesta, che ritenevo altrettanto interessante da sfatare (con l'aggiunta di alcune immagini e curiosità non comprese nel testo originale).
Questa sesta bufala è nata anche dai ricordi (poi riconsultati) della lettura di un libro edito da Einaudi, "Lettere sulla religione di Charles Darwin".
Il libro "L’origine della specie", il lavoro più noto di Charles Darwin (1859 la prima edizione) è, ancora oggi, considerato un saggio da combattere e controbattere.
Da rifiutare per i creazionisti (tanti, soprattutto negli Stati Uniti) e da accettare con cautela dai fautori del cosiddetto Disegno Intelligente (non meno numerosi).
La HMS Beagle, brigantino a dieci cannoni della Royal Navy.
Varato l’11 maggio 1820, nel suo secondo viaggio, verso le Galàpagos, ospitò a bordo l’allora giovane naturalista Charles Darwin,
il cui lavoro rese la Beagle una delle più famose navi della storia.
il cui lavoro rese la Beagle una delle più famose navi della storia.
Di tutti i luoghi che Darwin ha visitato tra il 1831 e il 1836 durante la spedizione del brigantino H.M.S. Beagle, l’arcipelago delle Galápagos è indubbiamente quello che è rimasto più legato al suo nome. Moltissimi libri, di testo e divulgativi, indugiano sui famosi fringuelli di Darwin (che in realtà non sono fringuelli ma Traupidi), sulle tartarughe giganti che oggi sono un simbolo della conservazione (anche se Darwin se le mangiava) e sulle stupefacenti iguane marine, che però il giovane naturalista trovava piuttosto ripugnanti.
Queste isole sono tuttora un luogo straordinario, e leggendo Darwin è chiaro che avevano attirato la sua attenzione, ma è sbagliato implicare che all’arcipelago Darwin sia stato per così dire folgorato sulla via Damasco, comprendendo improvvisamente che le specie cambiavano e come succedeva.
Non è un caso che la genesi ventennale della teoria di Darwin sia stata definita “un lungo ragionamento“, e infatti fu solo dopo essere tornato che lo scienziato cominciò, per così dire, a unire i puntini. A dirla tutta, Darwin alle Galápagos inizialmente era stato più colpito dalle differenze tra i tordi beffeggiatori (o mimi) che dagli uccelli che ora sono ricordati come i suoi fringuelli, e di questi ultimi sbagliò anche la classificazione. Fu solo dopo che il celebre ornitologo John Gould stabilì che Darwin aveva campionato 13 specie di un’unica famiglia che lo scienziato cominciò a vedere una possibile conferma delle idee evolutive che stava cuocendo a fuoco lento…
Emma Wedgwood moglie e cugina di Darwin
2. Emma Darwin, la moglie bigotta del genio
Se non ci fossero state le Galápagos, Darwin avrebbe comunque sconvolto il mondo con la sua teoria, ma avrebbe potuto farlo senza la sua famiglia e gli amici eccezionali di cui si era circondato? Per il fondamentale viaggio sul Beagle, per esempio, dobbiamo ringraziare suo zio Josiah Wedgwood II, mentre la persona più importante della vita di Darwin è stata senza dubbio la moglie, Emma Wedgwood Darwin. Di lei si ricorda sempre quanto fosse fortemente credente e che, per questo, era piuttosto preoccupata per le idee del marito.
Sembrerebbe quindi che, dal punto di vista scientifico, il genio di Darwin fosse limitato dalle paure di una moglie bigotta. La realtà non potrebbe essere più diversa e si trova raccontata nel libro "Emma Wedgwood Darwin" di Chiara Ceci (Sironi, 2013). Per cominciare Emma, come tutte le Wedgwood, aveva potuto contare su un’educazione di altissimo livello, normalmente inaccessibile alle donne in quei tempi. Si trattava quindi di una persona di enorme cultura, che per Darwin fu una compagna di vita, anche dal punto di vista intellettuale. Emma non seppe solo creare intorno al marito la tranquillità che gli era necessaria per completare i suoi studi, ma era anche una delle prime persone a cui Darwin faceva leggere i suoi manoscritti, dei quali curava anche le traduzioni grazie alla sua grande conoscenza delle lingue.
Sì, Emma era credente e, con la morte della sorella Fanny e della figlioletta Annie, aveva trovato un grande conforto nella convinzione che esistesse una vita dopo la morte. Bisogna però specificare che tutti i Wedgwood erano Unitariani, quindi non solo consideravano la razionalità e le scienze complementari alla fede, ma erano essenzialmente laici. Emma, come si evince chiaramente da una lettera del 1839, non temeva tanto l’effetto che avrebbero avuto i libri del marito sulla società, ma piuttosto le ripercussioni sulla loro famiglia:
“Sento che finché tu agisci con coscienza e cerchi con desiderio sincero di trovare la verità, non puoi essere nell’errore. […] Ma quello che riguarda te riguarda anche me, e sarei disperata se pensassi che tu e io non possiamo appartenerci per l’eternità”
Charles Darwin aggiunse una nota alla lettera, e la conservò sempre con sé fino a consumarne i bordi:
“Quando sarò morto, sappi che molte volte ho baciato e pianto su questa tua lettera”
"Il Capitale" di Karl Marx pubblicato dall'editore Meissner di Amburgo nel 1867
3. Marx voleva dedicare "Il Capitale" a Darwin
I creazionisti adorano la bufala secondo cui Karl Marx avrebbe voluto dedicare il suo libro più famoso al naturalista inglese. Per loro, sarebbe uno dei tanti fil rouge che collegano la teoria dell’evoluzione a un’ideologia politica. Per altri, la dedica proposta da Marx a Darwin è invece qualcosa da ricordare con onore, poiché dimostra quanto il filosofo avesse compreso la grandezza delle idee dello scienziato. Ma la proposta di dedica non è mai esistita.
Il mito nasce, nel 1931, con la pubblicazione di una biografia di Marx in Unione Sovietica, nella quale era riportata una lettera di Darwin in cui declinava la proposta di dedica. La lettera non nomina "Il Capitale", ma era stata trovata tra le carte di Marx, quindi venne dato per scontato che il libro fosse quello. Nel 1978 Margharet Fay (University of California) scoprì che non era così. Darwin nella lettera si riferiva a "The Students’ Darwin", un libro sull’ateismo scritto da Edward Aveling, al quale era stata indirizzata la lettera. Aveling è stato per molti anni il compagno di Eleanor Marx, la più giovane delle figlie del filosofo, ed è in questo modo che la lettera è stata erroneamente archiviata tra le carte dell’autore de "Il Capitale".
Marx inviò comunque una copia del suo libro a Darwin, per il quale aveva davvero una profonda ammirazione. Darwin ringraziò per il dono con molta cortesia, ma sappiamo che non lo lesse mai: alla sua morte le pagine del vecchio libro sono ancora da separare.
La lettura pubblica dell'articolo congiunto di Darwin e Wallace, del 1º luglio 1858 alla Linnean Society, rappresentò l'annuncio ufficiale della teoria della selezione naturale al consesso del mondo scientifico. L'anno successivo, spronato dall'articolo di Wallace
("On the tendency of varieties to depart indefinitely from the original type"),
Darwin si decise a pubblicare un ampio riassunto del proprio lavoro ventennale, inviando all'Editore Murray di Londra "L'Origine delle specie" (1859)
4. Darwin ha rubato l’idea a Wallace
Nel 2013, è stato celebrato il centenario dalla morte di Alfred Russel Wallace, un altro genio che scoprì indipendentemente da Darwin il principio della selezione naturale. Per l’occasione è stata prodotto Bill Bailey’s Jungle Hero, una mini-serie dove il comico Bill Bailey celebra Wallace come un eroe ingiustamente dimenticato. Il problema è che il documentario, per altri versi molto godibile, non può fare a meno di presentare Darwin come il cattivo della situazione, arrivando a suggerire che abbia rubato l’idea della selezione naturale da Wallace.
Dalle carte e dalla corrispondenza gli storici sanno molto bene come sono andate le cose, e Wallace è stato sempre trattato con il rispetto che meritava. Quando mandò a Darwin il suo saggio dove descriveva la selezione naturale, lo scienziato ci stava già lavorando da diversi anni. Nel 1858 i manoscritti di Darwin e Wallace furono presentati alla Linnean Society, assicurando a entrambi la paternità della geniale intuizione. In seguito Darwin pubblicò "L’origine delle specie", e Wallace divenne uno dei più grandi difensori del pensiero darwiniano.
Frase di Charles Darwin, contro lo schiavismo, tratta dal diario
scritto durante la lunga sosta in Brasile
scritto durante la lunga sosta in Brasile
5. Darwin il razzista
Da oltre 150 anni i biologi procedono lungo la strada tracciata da Darwin e Wallace, eppure a qualcuno ancora non va giù: visto che è impraticabile contestare l’evoluzione a colpi di pubblicazioni scientifiche, si può sempre cercare di attaccare Darwin stesso. Una delle accuse più frequenti è che Darwin fosse razzista, la prova è nelle frasi usate nei suoi manoscritti: tra selvaggi, e razze favorite è facile per certi siti presentare lo scienziato come un mostro, addirittura un degno ispiratore di Adolf Hitler.
A parte l’assurdità di giudicare (e da quali pulpiti…) una persona nata nel 1809 con gli standard attuali, Darwin era un convinto antischiavista, tanto che il sanguigno capitano del Beagle, Fitzroy, lo bandì dalla sua tavola dopo una discussione su questo argomento. Inoltre, Darwin riconobbe che tutti gli esseri umani, indipendentemente dal loro colore e dalla loro cultura, facevano parte di un’unica specie che si era differenziata solo in superficie, e identificò correttamente la culla dell’umanità nel continente africano. Come spiega inoltre Stephen Jay Gould in "Intelligenza e pregiudizio", sulla civilizzazione Darwin era “migliorista nella tradizione paternalista“, cioè non vedeva i cosiddetti selvaggi inferiori in quanto biologicamente tarati, ma pensava che potessero progredire (ovvero, per Darwin, diventare più simili agli occidentali) se si fossero trovati in un altro contesto ambientale e sociale.
Rispetto a noi (ok, diciamo molti di noi…) l’etica di Darwin era certamente arretrata, ma chi adesso è antirazzista, forse, deve ringraziare anche il contributo di persone come lui.
Lettera scritta da Darwin il 24 novembre del 1880
a Francis Mc Dermott
a Francis Mc Dermott
6. Darwin l'ateo
Darwin, credeva in Dio, o era un ateo non dichiarato?
Aveva la fede o l’aveva smarrita man mano che metteva a punto le sue esplosive teorie?
Charles Darwin, non si dichiarò mai ateo, ma concesse l'idea di Dio come creatore, cui però desegnava il compito di aver generato solo alcune forme di vita lasciandole poi liberamente evolvere secondo precise leggi (descritte appunto nella Teoria dell'Evoluzione)
Darwin credeva e dubitava al tempo stesso, accoglieva, nelle pagine del suo saggio, l’idea di Dio per poi frantumarla nella frase successiva, o nelle lettere che scriveva agli amici.
Come questa indirizzata il 24 novembre del 1880 a Francis Mc Dermott, in risposta al giovane avvocato che aveva scritto al famoso scienziato per chiedergli se credesse o meno nel Vangelo:
"Mi duole dovervi informare che non credo nella Bibbia come rivelazione divina, e pertanto nemmeno in Gesù Cristo come figlio di Dio".
La teoria evoluzionistica avrebbe davvero distrutto la fede religiosa con la "fine dell’illusione della centralità dell’uomo"?
Lo psicologo David P. Barash (professore di psicologia presso l’Università di Washington e con laurea in biologia) ne è convinto e afferma:
"....fine dell’illusione della centralità dell’uomo. Dopo Darwin il messaggio è che vi è un legame di fondo tra specie umana e animale, siamo perfettamente buoni animali naturali indistinguibili dal resto del mondo vivente. Ma il mondo naturale è anche pieno di orrori etici: predazione, parassitismo, fratricidio, infanticidio, malattia, dolore, vecchiaia e morte. Più conosciamo l’evoluzione tanto più inevitabile è la conclusione che gli esseri viventi, compresi gli esseri umani, sono prodotti da un processo naturale, totalmente amorale»
Darwin avrebbe cioè lanciato il messaggio che vi sia un legame di fondo tra specie umana e animale, e che noi siamo perfettamente buoni animali naturali indistinguibili dal resto del mondo vivente.
Ma lo contraddicono le parole dello stesso Darwin:
"Un essere morale è un essere in grado di paragonare le sue azioni e le sue motivazioni passate e future e di approvarle o disapprovarle. Non abbiamo ragioni di supporre che qualcuno degli animali inferiori abbia queste capacità"
(C. Darwin, “L’origine dell’uomo e la selezione naturale”, Newton Compton 2007, p.88).
Forse per Darwin Dio non esiste, oppure esiste e non si cura di noi.
Più dubbi che certezze, più domande che risposte. Ma questa è la scienza, scienza che identifica lo stesso Darwin come (im)perfetto scienziato e quindi modernissimo.
Il messaggio che se ne trae è che si può essere credenti o no indipendentemente dalla teoria evoluzionistica.
Come dice il prof. Francisco J. Ayala, docente di scienze biologiche e filosofia all’Università della California:
"La conoscenza biologica non elimina considerazioni filosofiche o credenze religiose. Anzi, la conoscenza scientifica può fornire ottime basi per ulteriori affondi sia filosofici sia religiosi"
(F. Ayala, “L’evoluzione”, Jaca Book 2009, 127)
From the Books
L’origine dell’uomo e la selezione naturale - C. Darwin - Newton Compton 2007
Lettere sulla religione - C. Darwin - Einaudi
L’evoluzione - F. Ayala - Jaca Book 2009
From Website
http://www.wired.it/play/cultura/2016/02/05/5-bufale-charles-darwin/
http://www.lastampa.it/2015/09/17/scienza/allasta-la-lettera-in-cui-charles-darwin-rivel-di-essere-ateo-vtEm9z8xQ2KN8u0NojAAlO/pagina.html
https://it.wikipedia.org
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