Quando Shakuntala Devi saliva sul palco, non portava con sé né carta né penna, solo il sorriso.
Davanti a lei, una platea di scienziati, matematici, studenti, tutti in attesa di vedere il miracolo dei numeri. Bastava che qualcuno le lanciasse una moltiplicazione impossibile, come 857 per 863, che in pochi secondi pronunciava la risposta 739.591.
Nessun appunto, nessuna esitazione, solo una pausa breve, come un respiro che precede la musica.
Ma quello di Shakuntala Devi non era un “miracolo”, era una strategia mentale, un modo di pensare la matematica come un’arte percettiva.
Una vita dedicata ai numeri
Nata a Bangalore il 4 novembre del 1929, Shakuntala Devi mostrò fin da bambina una sorprendente capacità di calcolo mentale.
Il padre, artista di circo, scoprì il suo talento quando lei, a tre anni, lo correggeva mentre contava le carte.
Senza un’istruzione formale regolare, a causa delle condizioni economiche della famiglia, imparò da sola a leggere, scrivere e giocare con i numeri, sviluppando un metodo personale che nessuna scuola avrebbe potuto insegnarle.
Negli anni Cinquanta e Sessanta cominciò a esibirsi in tutto il mondo: Londra, Roma, New York.
Nel 1980, all’Imperial College di Londra, stupì i ricercatori calcolando la radice ventitreesima di un numero a 201 cifre in 50 secondi, un record che le valse il titolo di “Human Computer” nel Guinness Book of Records (1982).
Ma Shakuntala Devi non fu solo un prodigio.
Fu anche scrittrice, divulgatrice e pensatrice e nel suo libro, "Figuring: The Joy of Numbers" del 1977, spiegava che la matematica, lungi dall’essere un linguaggio freddo, è una forma di libertà mentale: “Una danza di ordine e immaginazione”.
L’esempio: la simmetria nascosta dei numeri
L’operazione che apriva questo articolo, 857×863, illustra alla perfezione il suo modo di pensare.
Osservava i due numeri e riconosceva subito che sono
equidistanti da 860.
Scattava allora il suo intuito strategico:
Applicando questa semplice idea mentale:
857×863=(860−3)(860+3)=8602−32=739.600−9=739.591
In pochi secondi, senza carta né appunti.
Non un trucco, ma una visione, cioè il riconoscimento immediato della struttura nascosta.
Le sue strategie di calcolo mentale
Shakuntala Devi non seguiva un unico metodo formalizzato.
Le sue capacità si basavano su un insieme di strategie cognitive e percettive, che possono essere riassunte in alcuni principi chiave:
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Scomposizione e visualizzazione numerica
Lei stessa dichiarava:
“I see numbers as images. Each has a shape, a texture, a color.”
("Vedo i numeri come immagini. Ognuno ha una forma, una consistenza, un colore.)
Ciò le permetteva di scomporre i numeri in blocchi mentali, visualizzandone le relazioni e manipolandoli come figure geometriche.
Non somma dopo somma, ma immagine dopo immagine.
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Riconoscimento di schemi e simmetrie
Cercava immediatamente le relazioni: differenze di quadrati, cicli, regole di divisibilità, potenze note.
La sua mente era un repertorio di pattern, non di risultati memorizzati.
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Approssimazione e correzione
Per radici o potenze partiva da una stima intuitiva e la raffinava mentalmente, avvicinandosi progressivamente al risultato corretto, come un algoritmo naturale di Newton-Raphson svolto a mente.
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Pensiero parallelo
Durante i calcoli, gestiva simultaneamente più sottoproblemi, come se la sua attenzione si dividesse in microcanali coordinati.
Questo spiega la sua rapidità: mentre stimava un valore, già elaborava la correzione successiva.
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Uso flessibile dell’aritmetica vedica
Conosceva le formule della tradizione vedica, ma le usava come strumenti, non come regole.
Ogni problema diventava un laboratorio di improvvisazione, non un esercizio di applicazione.
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Sinestesia e ritmo mentale
I numeri per lei avevano “colore e consistenza”, come note di una scala.
Il calcolo era una danza ritmica, non un lavoro meccanico: un’esperienza sensoriale tanto quanto intellettuale.

Strategia come arte del pensiero
La velocità e la precisione di Shakuntala Devi nascevano da questa fusione di logica e percezione.
In lei la strategia matematica non era rigore contro creatività, ma la loro perfetta sintesi.
Il suo modo di affrontare i problemi mostrava che la matematica è, prima di tutto, una disciplina dell’intuizione, una ricerca di equilibrio tra struttura e libertà. Come i grandi matematici teorici, anche lei non attaccava il problema frontalmente: lo osservava da un’altra angolazione, trasformandolo finché non rivelava la sua semplicità nascosta.
In questo senso, Shakuntala Devi fu una pioniera del pensiero strategico applicato alla mente umana, ben prima che il termine entrasse nel linguaggio della psicologia cognitiva.
Vedere, non solo contare
Nel mondo mentale di Shakuntala Devi, 857 e 863 non erano cifre ma due linee equidistanti da un centro: 860.
Il calcolo si trasformava in visione, e la strategia in intuizione percettiva.
Forse è proprio questo il segreto più profondo della matematica, vale a dire la capacità di vedere l’ordine dove altri vedono il caos, di cogliere la forma che unisce, la simmetria che semplifica.
La strategia, nel senso più alto, è l’arte di vedere prima ancora di contare.
L'attrice Vidya Balan nei panni di Shakuntala Devi
nel film biografico a lei dedicato
Bibliografia
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Shakuntala Devi, Figuring: The Joy of Numbers, HarperCollins, 1977.
Opera autobiografica e divulgativa in cui Devi illustra il proprio approccio intuitivo ai numeri, alternando esempi pratici e riflessioni sul pensiero matematico come forma di creatività.
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Arthur R. Jensen, “The human calculator: Shakuntala Devi”, Contemporary Educational Psychology, 1982.
Studio psicologico che analizza le sue prestazioni cognitive, evidenziando la differenza tra calcolo meccanico e intuizione numerica strategica.
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BBC Documentary, The Human Computer, 1988.
Film documentario che mostra le sue esibizioni pubbliche e i test condotti da psicologi cognitivi, offrendo uno sguardo diretto sul suo metodo mentale.
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Steven B. Smith, The World of Human Computers, Routledge, 2005.
Saggio storico che colloca Shakuntala Devi nel contesto più ampio dei “calcolatori umani” del XX secolo, sottolineando la dimensione culturale del suo pensiero.