mercoledì 8 aprile 2015

Tango strumentale o cantato?

Questo post nasce dall'esigenza di far chiarezza sulle due, chiamiamole, "scuole di pensiero" che soprattutto ultimamente si individuano nelle scelte musicali dei musicalizador di tango tradizionale che si balla in Milonga: musica solo strumentale o, sempre più "gettonata", cantata?
Troppo spesso ho avuto discussioni sull'opportunità o meno di inserire molti pezzi cantati. 
Sono infatti convinta che non tutti i cantati siano ballabili. 
I ballerini possono ballare su pezzi interpretati da cantanti che intonano tutte le note e giocano con il tempo musicale senza mai perturbare l’armonia, lasciando il brano perfettamente ballabile, ma non possono cimentarsi in tanghi in cui il cantante diventa assoluto protagonista.


Felix Picherna un protagonista fuori dal tempo, ma che del tempo ne ha fatto la sua peculiarità 
utilizzando ancora le vecchie cassette 
e allontanandosi da chiunque oggi si definisca Musicalizador delle Milonghe.

Nel tango ogni orchestra ha la sua propria musicalità, con infinite possibilità, e il cantante deve essere solo uno strumento in più.
Come ricorda José - El de la Quimera in questo articolo invece, dopo il '50 (come negli anni che precedono l'innovazione di D'Arienzo), il cantante diviene spesso la stella e quindi una voce che "recita" o "grida" il tango rendendolo inballabile.
Le difficoltà di interpretazione del tango sono molte e il cantato non ballabile, costituisce un'ulteriore difficoltà di percepire la musica e la ritmica e di riuscire a tradurre l'ascolto in movimento. 
Ascoltando un tango, mix di musica e "letras", certo si potrebbe interpretare le emozioni evocate dalla piccola storia che ci viene raccontata, e le parole dei tanghi sono spesso veri e propri poemi, ma quanti ballerini, non argentini, sono in grado di capire le parole? 
Certo poiché prima che con i piedi il tango si balla con il cuore, la comprensione dei testi dei tanghi sicuramente sarebbe utilissima per veicolare emozioni e aiutare la formazione del giusto "sentimento" col quale ballare. Infatti la possibilità di comprendere il significato dei testi aumenta in modo impressionante la capacità di interpretare un tango cantato, ossia di ballarlo in modo più aderente alla musica.
Ed è anche quello che purtroppo percepiscono molte donne che magari, oltre ad avere un grande senso ritmico, comprendono anche il testo e sentono forti emozioni, rendendosi conto al contempo di essere impotenti nell'esprimersi, percependo quindi una forte sensazione di non essere in sintonia col proprio partner. 
E' indubbio che la maggiore profondità che ti dona l'ascolto esige anche una maggiore comprensione e intesa all'interno della coppia che raramente è raggiungibile.
Sempre più spesso mi accorgo come già solo l'ascolto e l'interpretazione musicale siano molto lontani dalle performances dei ballerini e credo che aggiungere l'ulteriore difficoltà di seguire anche un cantato poco ballabile sia pretendere troppo, soprattutto da ballerini non certo professionisti o così culturalmente preparati da saper cogliere le altre sfumature che si aggiungono con la voce. 
Cerchiamo di stare con "i piedi per terra" e di non pretendere che neofiti tangueri appassionati, ma dilettanti, debbano cimentarsi in pezzi che risultano molto meno ballabili.
Il cantante si, ma non per tutte le tande, vals e milonghe comprese come spesso purtroppo accade, e che sia solo uno strumento in più e non un protagonista che "grida" il tango rendendolo inballabile!
Il tango allora diventa da ascolto e sicuramente un bell'ascolto, ma non un bel ballo!

Mi viene in mente un aneddoto raccontato da un maestro di tango, Alfredo Granato, su Placido Domingo quando, dopo una bella recita di Tosca al teatro Colon di Buenos Aires, forse per scherzo, un produttore gli propose di incidere una serie di tanghi, dopo aver saputo che il tenore segretamente ne coltivava alcuni. 
"Sono pronto, incidiamo subito!"
Pensarono che fosse uno scherzo, erano le tre di notte! Ma svegliarono i tecnici e si recarono in sala di registrazione.
Il CD non ebbe un grande successo fra i porteños, ma è rimasta molto suggestiva l'idea che del tango diede Placido: "Un'opera è un dramma che dura tre ore.....un tango è un dramma che dura tre minuti"


Placido Domingo in un'interpretazione superba di "Vida mia".....
ma da ascoltare!!!!!!!!!

Ho avuto la fortuna di fare i primi passi nel tango, con i brani del grande Felix Picherna, il più popolare musicalizador argentino in Italia, il maestro di tutti, l’enciclopedia vivente del tango. 
Ricordo con nostalgia le sue "cassette" con le quali, durante la Milonga, sapeva sempre sorprendere con tanghi inattesi, con un perfetto equilibrio di brani strumentali e cantati, ma sempre brani in cui il cantante, pur bravo e di alto livello, era davvero solo un ulteriore strumento musicale da poter seguire nel ballo.
Lui che nella sua lunga carriera ha incontrato i più grandi interpreti del tango come Miguel Calò, Roberto Firpo, Francisco Canaro, Julio Decaro, Anibal Troilo, Carlos Di Sarli, Tita Merello, Juan Carlos Copes, Maria Nieves......, non ha mai ecceduto in brani cantati e di difficile interpretazione.
Voglio qui ricordarlo con un video, diretto da J.L. Giadima, "Esta es mi vida", nella speranza di poterne ancora ascoltare le deliziose "compilations" magari proprio a Buenos Aires, dove è tornato e nelle Milonghe che lo hanno acclamato, dal Salon Pavadita, al Club Almagro, alla Confiteria Ideal, Saavedra, Pinocho o Sunderland.....



Felix Picherna "Esta es mi vida"

E infine, ma non per ultimo, non dimentichiamoci delle parole del grande innovatore del Tango (quest'anno si compiono 80 anni da quell'innovazione 1935-2015) Juan D'Arienzo.
Controverso infatti fu il suo rapporto con i cantanti, responsabili, a suo dire di tanta parte della decadenza del tango. 

Secondo me la maggior colpa per il declino del tango è da attribuire ai cantanti. C’è stato un momento in cui l’orchestra di tango non era altro che un mero pretesto per l’esibizionismo del cantante. I musicisti, incluso il direttore, non erano altro che gli accompagnatori di una cosa simile ad una star popolare. Per me questo non deve accadere. Il tango è anche musica, come già detto. Vorrei aggiungere che è essenzialmente musica. Di conseguenza l’orchestra, che questa musica la suona, non può essere relegata a fare solo da contorno alle luci della ribalta del cantante. Al contrario la musica è per le orchestre e non per i cantanti. La voce non è, non dovrebbe essere altro che uno strumento aggiunto dell’orchestra. Sacrificare tutto alla gloria del cantante, alla star, è un errore. Io ho reagito all’errore che ha causato la crisi del tango ed ho messo l’orchestra in primo piane ed il cantante al suo posto. Inoltre, ho usato come soccorso al tango la sua forza maschile, che era stata persa nel susseguirsi degli eventi. In questo modo nelle mie interpretazioni ho marcato il ritmo, il nervo, la forza e il carattere che si distinguono nel mondo della musica e che erano stati abbandonati per i motivi di cui sopra. Fortunatamente, questa crisi è stata temporanea, ed oggi il tango ha ripreso quota, il nostro tango, con la vitalità dei tempi migliori. Il mio orgoglio maggiore è di aver contribuito al rinascimento della nostra musica popolare.

Quindi non dimentichiamo mai queste parole del grande Juan D'Arienzo: 
"Il tango è anche musica. Vorrei aggiungere che è essenzialmente musica"
E soprattutto i "novelli" musicalizadores non cerchino originalità a tutti i costi con improbabili brani cantati assolutamente non ballabili e purtroppo, per la maggioranza dei ballerini, assolutamente non traducibili, senza dimenticare che le tandas devono sempre essere determinate dall’atmosfera della milonga e dal livello e tipologia dei ballerini in pista. 

Concludo con una dimostrazione di quanto grande sia il potere della musica, con questa stupenda interpretazione di "Vida Mia", mix di tango e jazz nato dall'incontro di due grandissimi, Osvaldo Fresedo e Dizzy Gillespie. 
Buon ascolto e.....buon ballo!!!!!



1956 - Night Club Rendez Vous Porteño - Buenos Aires.
Encuentro de dos Grandes: Osvaldo Fresedo y Dizzy Gillespie




3 commenti:

  1. premetto che sono anch'io un sostenitore del tango strumentale, ma bisogna pur dare atto che certi tanghi senza l'intervento della voce non sono più la stessa cosa! Le grandi orchestre del '40 che sfornavano solo ballabili avevano usato il trucco dell'"estrivillo" cioè del ritornello.iniziavano il tango in modo strumentale, e poi a 2/3 del brano si inseriva la voce dell'estrivillador, che se era una grande voce (Serpa, Duran) gli dava quel tocco in più.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come avrai inteso io non ho nulla contro i brani cantati, se di buon livello e se il cantante funge solo da strumento in più e si armonizza con l'orchestra. Quello che mi da tremendamente fastidio ultimamente è il fatto che i brani cantati siano ormai i più "gettonati" soprattutto da "novelli" musicalizadores che, cercando originalità a tutti i costi, propongono improbabili brani cantati assolutamente non ballabili e senza preoccuparsi minimamente che le tandas dovrebbero sempre essere determinate dall’atmosfera della milonga e dal livello e
      dalla tipologia dei ballerini in pista e non dalle loro preferenze musicali!!!!!

      Elimina
  2. Gentile Annalisa, non la conosco personalmente ma condivido completamente il suo scritto.
    Lo condividerò con i miei allievi e amici.
    Cordialmente
    Giuseppe

    RispondiElimina