lunedì 29 luglio 2019

"Stria" e Carlo Borromeo in Valtellina

Claudia Donadoni ha portato ieri sera in scena, ad Aprica, "Stria", un noir che sa di terra e di sangue, di ingiustizia, di persecuzioni, di fanatismo, di inquisizione, di perenne lotta tra ricchi e poveri, tra uomini e donne...dove i secondi sempre soccombono.


Claudia Donadoni interpreta "Stria" - foto ©Annalisa Santi

Carlo Borromeo (Arona, 2 ottobre 1538 – Milano, 3 novembre 1584) è stato un cardinale e arcivescovo italiano, venerato come santo dalla Chiesa cattolica. 
Canonizzato nel 1610 da papa Paolo V a soli 26 anni dalla sua morte, san Carlo è considerato tra i massimi riformatori. 
Il culto di S. Carlo Borromeo è tra i temi iconografici più diffusi e tipici della cultura lombarda del Seicento ed è testimoniato in Valtellina da numerosi dipinti, chiese e cappelle a lui dedicate.


"San Carlo Borromeo in Gloria", un olio su tela (154cm. x 230cm.) 
opera lombarda, precedentemente affisso nella chiesetta di località
 Foppa (Teglio) ora al "Museo Valtellinese di Storia e Arte" di Sondrio 

L’opera "Stria" ruota intorno alla vicenda di Rusina, una ragazza veramente esistita nel Varesotto (esiste un documento storico del 1520, tra i pochi sfuggiti ai roghi della Santa Inquisizione, oggi proprietà dell’Università dell’Insubria di Varese), cresciuta tra pratiche di medicina arborea, superstizioni e feste arboree, sotto l’attento controllo della Santa Inquisizione. Cosima, un’amica d’infanzia di Rusina, viene violentata brutalmente da un uomo uso a simili atti e le donne preparano una vendetta...Rusina viene accusata di stregoneria e immolata sul rogo.


Claudia Donadoni interpreta "Stria" - foto ©Annalisa Santi

Ma cosa c'entra Carlo Borromeo con le streghe?

La vicenda di Rosina potrebbe essere benissimo avvenuta in Valtellina, nel XVI secolo, proprio nel periodo in cui Carlo Borromeo solcava il passo di Aprica imponendo la sua fanatica religiosità.
Certo a suo modo fu anche un riformatore, visto che aprì scuole, seminari per moralizzare il clero (a quell’epoca c’era un detto: "vuoi andare all’inferno – fatti prete") per dire fino a che punto il malcostume dei preti dava scandalo, ma anche un personaggio con turbe mistiche, misogino, aveva in odio le donne, si vantava di non aver mai guardato gli occhi di una donna, fece costruire palizzate di legno nelle navate delle chiese per divedere gli uomini dalle donne (in alcune chiese si può ancora oggi constatare dall’usura del pavimento questo provvedimento) perché le donne erano per Carlo Borromeo la fonte del peccato, mandò al rogo libri accusati di eresia, Bibbia e Vangelo scritti nella lingua del posto (allora era vietato ai credenti leggere i testi sacri senza la mediazione del prete) aveva una sua concezione ascetica della vita che lo spinse ad affermare che “la malattia è un dono di Dio” obbligando tutti ad estenuanti digiuni che spinsero in molti a perdere la salute compresa la sua (morì infatti a soli 46 anni) e quella della sorella prediletta Anna (morta a soli 32 anni al termine dei digiuni quaresimali), avendo un sostanziale disprezzo della vita terrena per privilegiare la morte, come incontro con Dio.


1549 - Le donne bruciano, i frati assistono con atteggiamento rilassato, impugnando i crocifissi. 
Un soldato, addirittura, si scalda le mani. 

Carlo Borromeo si distinse anche nella Caccia alle Streghe, soprattutto nelle Valli a ridosso della vicina Svizzera, Valtellina appunto compresa. 
A Roveredo in Val Mesolcina furono 12 le donne arse vive perchè si rifiutarono di abiurare la nuova fede episodio ben documentato nel libro ("Terra Bruciata: le streghe, il boia e il diavolo" di Gerry Mottis) che rievoca la visita di Carlo Borromeo in questa località.

Ma chi erano le streghe della Mesolcina?

"Quelle che comunemente venivano chiamate streghe erano, in fondo, delle semplici persone del popolo, per lo più donne, che svolgevano delle funzioni sociali molto importanti, depositarie di antiche conoscenze di origine pagana. Le condannate erano infatti erboriste, levatrici, contadine, massaie, che in qualche misura cercavano di emergere in una società dominata dagli uomini. La misoginia trovava una sua giustificazione nel capro espiatorio. Nelle streghe si è infatti sempre cercato di identificare le colpevoli di tutti i mali della società. Malattie, morti improvvise, frane o valanghe, inspiegabili fenomeni naturali, erano imputati alle maliarde malefiche, che avevano stretto un patto col Diavolo"

Non sapremo mai se furono poche decine o qualche centinaio e forse più, visto che l’archivio della Santa Inquisizione della Diocesi di Milano dal 1314 al 1764 è stato volutamente distrutto il 3 giugno 1788, passato alla storia come "Il Rogo della Memoria". 
Hans Kung sostiene che dalla nascita della Santa Inquisizione, qui in Europa siano state uccise nove milioni di persone, condannate come eretici per aver abbracciato una fede cristiana diversa dalla Chiesa Cattolica.
Senza dimenticare che Carlo Borromeo fu precursore delle disposizioni naziste, quando nella sua Milano di quell’epoca aveva confermato e quindi ordinato agli ebrei di circolare con la Stella di David o un fazzoletto giallo sul collo. 
Dopo tutte queste citazione, mi chiedo: 
"è possibile oggi legittimare la santità di un personaggio così controverso, la cui causa di beatificazione avvenne con il versamento di 10.000 ducati d’oro da parte del suo casato?".
Carlo Borromeo sarà forse stato senz’altro grande per aver difeso il potere della Chiesa Cattolica dai riformatori protestanti, ma per i metodi usati non so se può essere considerato santo, anche se lo contestualizziamo in un periodo storico in cui si evangelizzava con le strutture di potere e con la violenza.
Violenza che si riversava sui deboli, sugli ignoranti ma anche su tutti coloro, studiosi e contestatori dei dogmi religiosi, che osavano opporsi alla "dottrina" cattolica dominante.
Forse il grande peccato, non commesso solo da Carlo Borromeo ma anche da altri ancora oggi, è quello di aver imparato a memoria i codici di diritto canonico della Chiesa ma di non aver letto il Vangelo. 
Se mai avesse vissuto l’incontro di Gesù con la Samaritana presso il  pozzo, non so come sarebbe andata a finire, certamente lei avrebbe rischiato il rogo in quanto donna peccatrice ed eretica.


Gesù e la Samaritana, l'affascinante dialogo più lungo del Vangelo 

Chiudo queste brevi considerazioni, nate dalla bellissima piece interpretata da Claudia Donadoni, con altri due fatti che mi ha ricordato e che dimostrano quanto le donne siano sempre state perseguitate, forse perché temute, come geniali artiste o scienziate.


Giuditta decapida Oloferne - Artemisia Gentileschi

Mi riferisco a Artemisia Gentileschi, grandissima pittrice stuprata che subì sevizie durante il processo (che condannò con pena lieve il suo aguzzino) e Ipazia d'Alessandria, scienziata e filosofa greca, che ancora oggi resta un simbolo della libertà di pensiero, a 1600 anni dalla sua uccisione per mano di fanatici religiosi.



In un clima di fanatismo, di ripudio della cultura e della scienza in nome della crescente religione cristiana, Ipazia venne trucidata nel marzo del 415, lapidata in una chiesa da una folla di fanatici, sobillati da Cirillo di Alessandria (370-444), venerato, ancor oggi, come santo sia dalla Chiesa Cattolica che da quella Ortodossa.