mercoledì 11 novembre 2020

Londra...caffè e matematica

Per coloro che non conoscono la tradizione dell'insegnamento della matematica nei caffè di Londra, il titolo di questo articolo potrebbe sorprendere. 
Certamente chi oggi frequenta i caffè di Londra si renderà conto che la tradizione non è sopravvissuta, tuttavia, prima di fare esplicito accenno alla matematica nei caffè, esaminerei brevemente la tradizione del consumo di caffè a Londra.
Consumo di caffè davvero sorprendente soprattutto essendo gli Inglesi, da sempre, considerati consumatori di tè, ma giustificato anche dal fatto che era una bevanda che incuriosiva.
Appena arrivata in Europa dalla Turchia, anche se il gusto del caffè del XVII secolo pare fosse piuttosto disgustoso, prese piede fino quasi alla fine del XVIII secolo quando le Coffee Houses scomparvero quasi completamente.

Divertente immagine legata alla "matematica del caffè"

Come ci si potrebbe aspettare, c'è poco accordo su quando sia iniziato il consumo di caffè in Inghilterra e lo storico Anthony Wood scrive, in Athenae Oxonienses (studiosi di Oxford 1691), che la prima caffetteria aprì a Oxford: 
Jacob, un ebreo, aprì un caffè all'Angelo, nella parrocchia di San Pietro a est, Oxon, e fu lì che alcuni, che si dilettarono della novità, bevvero.
Trattasi di una caffetteria fondata da un uomo armeno di nome Jacob Harutiun Vartian, nota come Pasqua o Pascal Rosée, presso l'Angelo della parrocchia di San Pietro. Un edificio sullo stesso sito o vicino ad esso ora ospita un bar-caffetteria chiamato The Grand Café e anche la Queen's Lane Coffee House di Oxford, fondata nel 1654, esiste ancora oggi. 
Sicuramente, poco dopo questi caffè, ne vennero aperti molti altri e nel 1663 è stato registrato che ci fossero ben 82 caffetterie a Londra, anche se non sempre e da tutti ben accette, tanto che ci furono decise opposizioni. 
Ad esempio, nel 1674 fu istituita la "Petizione delle donne contro il caffè" e si affermava che il caffè:
...ha reso gli uomini infruttuosi come i deserti da cui si dice che venga portata l'infelice bacca.


E l'anno successivo il re Carlo II cercò addirittura di liberare Londra dai suoi caffè con un editto
:
Considerando che è più evidente che la moltitudine di caffetterie degli ultimi anni istituiti e mantenuti all'interno di questo regno, il dominio del Galles e la città di Berwick-upon-Tweed, e il grande ricorso di persone oziose e disamorate per loro, hanno prodotto effetti molto malvagi e pericolosi, così come il fatto che molti commercianti e altri vi trascorrono male la maggior parte del loro tempo, che potrebbe e probabilmente sarebbe altrimenti impiegato nelle loro mansioni e affari legali, ma anche per quello in tali case e occasionalmente dell'incontro di tali persone al suo interno, molti rapporti falsi, maliziosi e scandalosi vengono elaborati e diffusi all'estero, per la deformazione del governo di Sua Maestà e per il disturbo della pace e della quiete del regno, Sua Maestà ha ritenuto opportuno e necessario che le suddette caffetterie siano per il futuro abbattute e soppresse.
L'editto mirava a vietare la vendita di caffè, cioccolata, sorbetto e tè nei caffè, considerati luoghi di "depravazione", ma la protesta fu tale che re Carlo II decise di fare marcia indietro e non fu fatta ulteriore menzione del suo editto.

Molte caffetterie fungevano da punto d'incontro per diversi gruppi di persone tanto che molte davano il nome di un particolare caffè come indirizzo dove poter essere contattate. 
Ad esempio la Child's Coffee House vicino al Gresham College, era frequentata dal clero, la Lloyd's Coffee House, fondata da Edward Lloyd in Tower Street nel 1680, aveva come clienti armatori e commercianti e fungeva da hub attraverso il quale passavano le notizie sulle navi (si trasferì a Lombard Street nel 1692 e alla fine si trasformò in assicurazioni e divenne i famosi Lloyd's di Londra), o la Grecian Coffee House, come potrebbe suggerire il nome, attirò coloro che erano interessati alla filosofia e ad altre discipline accademiche. 
Lo storico George Macaulay scrive: 
Coloro che desideravano trovare un gentiluomo di solito chiedevano non se vivesse in Fleet Street o Chancery Lance, ma se frequentasse il Grecian o il Rainbow.
Una delle due caffetterie menzionate in questa citazione è il Rainbow, la seconda caffetteria più antica di Londra, aperta da James Farr in Fleet Street nel 1657.


Una cronologia del caffè
1650: la prima caffetteria registrata in Inghilterra viene aperta a Oxford
1652: la prima caffetteria di Londra, Pasqua Rosee apre a St. Michael's Alley  
1657: la seconda caffetteria di Londra The Rainbow apre in Fleet Street
1674: viene pubblicata la "Women's Petition Against Coffee", che affermava che il caffè fa gli uomini "Pamphlet"
1675: un  editto di re Carlo II condanna le caffetterie come luoghi dagli "effetti malvagi e pericolosi" 
1683: sono aperti circa 2.000 coffee house a Londra
1754: si apre la Beford Coffee House 


Un'altra citazione di uno che frequentava 
la Grecian Coffee House è la seguente: 
Mentre altre parti della città sono esclusivi luoghi di divertimento, generalmente trascorriamo la serata a questo tavolo indagando sull'antichità e riflettendo su qualsiasi idea che ci dia nuove conoscenze.
In Inns and Taverns of Old London di Henry C Shelley si legge 
Uomini di scienza così come studiosi hanno dato il patrocinio liberale al greco. Era cosa comune che le riunioni della Royal Society continuassero in modo sociale in questo caffè, dove il presidente,  , era spesso tra le parti. Anche qui venne il , il grande astronomo, per incontrare i suoi amici durante la sua visita settimanale a Londra da Oxford ...
Quindi uno dei gentiluomini che si potevano trovare al Grecian Coffee House era , dove a volte incontrava  .

La Jonathan's Coffee House, in Exchange Alley


La Jonathan's Coffee House, in Exchange Alley, aveva commercianti come clienti ed era considerata alla stregua della Borsa di Londra e   e  partecipavano spesso a discussioni scientifiche con Jonathan.

Parlare di  e  ci riporta al nostro argomento di matematica nei caffè di Londra. 
Per prima cosa, cito un passo da un'opera di Thomas Sydserf intitolata Tarugo's Wiles, o The Coffee House, una commedia in cui nell'Atto III c'è questa conversazione tra due clienti della caffetteria: 
Cliente 1 : Mi è stato detto, signore, che il caffè ispira un uomo in matematica.

Cliente 2 : Fintanto che impedisce di dormire, che sai è il modo pronto per distrarre, di conseguenza il miglioramento della matematica.
Non solo i caffè erano luoghi di incontro, ma in essi venivano tenute conferenze, e queste non erano solo lezioni improvvisate tenute nel corso della discussione, ma piuttosto erano adeguatamente pubblicizzate e di solito non lezioni una tantum, ma piuttosto serie di conferenze estese. 
A causa di questa funzione educativa, i caffè venivano spesso chiamati Penny Universities, e il nome derivava dal fatto che facevano pagare un biglietto d'ingresso di un penny.

Testa di leone della Button's Coffee House


Daniel Button era il proprietario della Button's Coffee House, situata in Russell Street, Covent Garden. Questo caffè aveva molti clienti letterari e in particolare Richard Steele che lo usò come ufficio per il Guardian che iniziò a pubblicare nel 1713
Lo stesso Steele pubblicò un annuncio per un corso di conferenze proprio alla Button's Coffee House: 
A decorrere dall'11 gennaio 1713 al 14 , un corso di lezioni filosofiche sulla meccanica, idrostatica, pneumatica, ottica, .... Questo corso di esperimenti sarà tenuto dal signor  e Francis Hauksbee ...
, tuttavia, non era universalmente popolare come docente perché si allontanava dal suo argomento matematico per fare commenti religiosi, tanto che Henry Newman scrisse una lettera a Richard Steele il 10 agosto 1713
Ti ringrazio per la tua gentilezza nei confronti del signor  in quanto è un ente di beneficenza non solo per lui ma per il pubblico nel metterlo su un divertimento che potrebbe distoglierlo da quegli studi che lo hanno reso così odioso al rimprovero di brave persone. Gli ho fatto notare immediatamente il tuo favore e suppongo che aspetterà i tuoi comandi. Chiedo solo il permesso di suggerirti una cosa quando lo fa, perché verrà con più autorità da te che forse qualsiasi uomo nel regno accanto, e cioè che sarai lieto di evocare il silenzio su tutti gli argomenti estranei al matematica nelle sue conversazioni o lezioni al tuo bar. Ha una voglia matta di sfogare le sue nozioni sul battesimo e sulla dottrina ariana, ma la tua autorità può trattenerlo almeno mentre è sotto la tua tutela.
Forse vale una nota per ricordare cosa sia "la dottrina ariana". 
È un'eresia cristiana proposta per la prima volta all'inizio del IV secolo dall'Alessandrino Ario che, sulla base di uno studio della Bibbia, affermò la convinzione che Gesù fosse più uomo e meno Dio. 
In altre parole, gli ariani non credono nell'identificazione di Dio, Gesù Cristo e lo Spirito Santo, quindi non credono nella dottrina della Trinità. 
 era un ariano incline a far conoscere le sue opinioni nei caffè. 
 era un ariano, ma per paura che sarebbe stato licenziato (o peggio) non rese mai pubbliche le sue opinioni ariane.

Un altro cliente abituale di Button's Coffee House era  che scrisse molti opuscoli popolari. A volte terminava le lettere con: 
Da uno sfavillante scrittore di pamphlet di Button's Coffee House.
La Slaughter's Coffee House a St Martin's Lane, fondata nel 1692, era famosa come centro per i giocatori di scacchi, ma era anche un luogo popolare per coloro che cercavano consigli matematici e  era considerato il matematico residente al Slaughter's, dando consigli sul rischio, o sulla possibilità di perdita, come la chiamava. 
Era questo per lui un modo per guadagnare un po' di soldi, così come giocare a scacchi dove  giocava proprio per soldi. 
In Inns and Taverns of Old London di Henry C. Shelley scrive: 
Tra le prime caffetterie ad essere stabilite nel West-end di Londra fu quella aperta da Thomas Slaughter a St Martin's Lane nel 1692 e conosciuta come Slaughter's. Rimase sotto la supervisione di Mr Slaughter fino alla sua morte nel 1740 e continuò a godere di una prospera carriera per quasi un secolo in più, quando la casa fu demolita. La maggior parte dei suoi clienti erano artisti e gli uomini famosi annoverati tra loro includevano Wilkie, Wilson e Roubiliac. Ma la figura più patetica associata alla sua storia è quella di  , quel matematico francese che divenne amico di  e Nonostante le sue meravigliose capacità fu spinto a mantenersi dalle misere miserie guadagnate insegnando e risolvendo i problemi degli scacchi da Slaughter's. Nei suoi ultimi giorni la vista e l'udito fallirono entrambi, e alla fine morì di sonnolenza, venti ore di sonno divennero abituali con lui. Al momento della morte di De Moivre, o poco dopo, il carattere dei frequentatori di Slaughter ha subito un cambiamento ...
Infine diamo un'occhiata a un altro corso di matematica tenuto in un caffè londinese, ma questa volta da qualcuno un po 'meno conosciuto. 
John Harris che nacque intorno al 1666 e si laureò all'Università di Oxford vent'anni dopo, scrisse:
Qui venivano lette lezioni di filosofia e chimica sperimentali e si insegnava un corso di matematica molto "tollerabile" (semplice e basilare), poi mi fu dato il permesso di insegnare matematica.

Harris tenne infatti un corso di matematica e astronomia al Marine Coffee House di Birchin Lane. Questo non era un evento una tantum, ma si svolgeva ogni anno tra il 1698 e il 1704 e produsse persino un libro, in qualche modo il libro di testo per integrare il suo corso, che pubblicò nel 1703 intitolato Description and Uses of the Celestial and Terrestrial Globes and of Collins 'Pocket Quadrant.

Una Coffee House Inglese del XVII secolo

Si conclude qui questo excursus nei caffè londinesi che dimostrano come, soprattutto tra il XVII  e il XVIII secolo, questi luoghi fossero quasi sostitutivi di Università. "Penny Universities" appunto dove sia gli studiosi che gli studenti erano clienti abituali e chiunque avesse un soldo poteva partecipare a una conferenza o avere accesso a libri o notizie stampate. Le caffetterie hanno rafforzato la popolarità della cultura, delle notizie di stampa e hanno aiutato la crescita di vari mercati finanziari tra cui assicurazioni, azioni e aste, con una grandissima importanza per la diffusione della cultura e, come abbiamo visto, proprio della matematica. 

Secondo lo scrittore e romanziere francese di quel periodo, Antoine François Prévost, i caffè, "dove hai il diritto di leggere tutti i giornali pro e contro il governo", erano le "sedi della libertà inglese".

Sir John Theodore Houghton, uno scienziato e fisico gallese del secolo scorso, che ha pubblicato anche le sue scoperte sui contributi apportati dai caffè al progresso dell'apprendimento, a proposito delle "Penny Universities" ha concluso: 

Questi caffè rendono socievoli tutti i tipi di persone, i ricchi e i poveri si incontrano, così come anche i dotti e gli ignoranti. Migliorano le arti, la finanza e tutte le altre conoscenze; perché qui un uomo curioso, che mira a una buona cultura, può ottenere di più in una sera di quanto ne guadagnerà con i libri in un mese.

Alla fine del XVIII secolo, con un aumento della domanda di tè, assistiamo al declino del caffè e di conseguenza delle Coffee Houses. 
La British East India Company, all'epoca, aveva un interesse maggiore per il commercio del tè rispetto al commercio del caffè, poiché la concorrenza per il caffè si era intensificata a livello internazionale con l'espansione dei caffè in tutto il resto d'Europa. 
La politica del governo promosse il commercio con l' India e la Cina e il governo offrì incoraggiamenti a tutto ciò che avrebbe stimolato la domanda di tè.  
Il tè era diventato di moda a corte e le case da tè, che attiravano la clientela di entrambi i sessi, iniziarono a crescere in popolarità.
Aytoun Ellis, autore del libro "The penny universities: A history of the coffee houses" spiega: 
Erano serviti al loro scopo e non erano più necessari come luoghi di incontro per la critica e il dibattito politico, scientifico o letterario
La crescente popolarità del tè è spiegata anche dalla facilità con cui viene preparato: 
Per preparare il tè, tutto ciò che serve è aggiungere acqua bollente; il caffè, al contrario, richiede tostatura, macinatura e infusione


Fonti

Spunti e libera traduzione da un articolo di JJ O'Connor e EF Robertson su Scuola di matematica e statistica dell'Università di St Andrews, in Scozia

Riferimenti
A.I Dale, Most honourable remembrance: The life and work of Thomas Bayes ( New York- Berlin- Heidelberg, 2003).
B. Lillywhite, London Coffee Houses: un libro di riferimento delle caffetterie del XVII e XIX secolo ( Londra, 1963).
E.F Robinson, La prima storia dei caffè in Inghilterra ( Londra, 1893).
H.C Shelley, Locande e taverne della vecchia Londra ( Pitman, Londra, 1909).
Un Browning (ed.), Documenti storici inglesi 1660 - 1714, in D.C Douglas (Ed.), Documenti storici Inglesi VIII (Eyre e Spottiswoode, London, 1953).
https://en.wikipedia.org/wiki/English_coffeehouses_in_the_17th_and_18th_centuries
https://mathshistory.st-andrews.ac.uk/HistTopics/Coffee_houses/


mercoledì 7 ottobre 2020

Volo Air Canada 143 e le unità di misura

Il Carnevale della Matematica, il numero 143 di ottobre, è ospitato da Roberto Zanasi, ed ha per tema, "come dice il numero stesso", "Viaggi, anche interstellari, eros, thanatos, Bacco e Venere, e drammi".
A proposito di viaggi interstellari forse si riferiva al Cosmos 143, un satellite artificiale russo? O a proposito di viaggi e drammi al volo Air Canada 143?
Chissà!
Comunque a me ha ricordato proprio il volo Air Canada 143, un volo di linea della compagnia aerea canadese Air Canada in servizio tra Montréal ed Edmonton che il 23 luglio 1983 effettuò un drammatico atterraggio di emergenza.

Volo Air Canada 143 appena atterrato al Gimli Industrial Park Airport 

Come ci raccontano le cronache dell'epoca, l'aereo si trovò inaspettatamente senza combustibile e l'equipaggio (il capitano Bob Pearson e il primo ufficiale Maurice Quintal entrambi di grande esperienza), ritrovatosi repentinamente con tutti i motori spenti e non recuperabili, fece planare il velivolo in discesa per più di 100 km, alla velocità di circa 410 km/h e da un'altezza di 41.000 piedi (12.497 m) sul Red Lake, Ontario, in una sorta di volo a vela, fino al Gimli Industrial Park Airport (una base militare dismessa a Gimli, nella provincia di Manitoba), dove toccò terra in modo quasi perfetto, circa un quarto d'ora dopo lo spegnimento dei motori, senza fare vittime o feriti.
Tanto che il velivolo, riparato a seguito degli irrilevanti danni subiti, tornò operativo e divenne in seguito noto con il soprannome di "Gimli Glider" (l'aliante di Gimli).

Si ma cosa c'entra questo volo con la matematica?
Potrebbe sembrare un volo pindarico ma in effetti c'entra, soprattutto con le unità di misura!
L'Air Canada 143 era un Boeing 767 che normalmente veniva rifornito usando un dispositivo automatico, ma quel giorno il dispositivo di carico automatico di carburante FQIS era difettoso e quindi il controllo della quantità di combustibile imbarcata fu effettuato manualmente tramite uno strumento detto dripstick, che misurava il volume del liquido caricato nei serbatoi.
Purtroppo il carburante era stato calcolato in libbre invece che in kilogrammi e l'errore si verificò nell'inserire il valore ottenuto dal dripstick nel computer di bordo.
Tutti i calcoli per determinare il combustibile necessario venivano abitualmente fatti in unità di peso e non di volume, quindi per confrontare la quantità richiesta con la quantità imbarcata sarebbe stata necessaria una conversione fra le due grandezze. 
L'aereo in questione era il primo 767 dell'Air Canada sul quale la quantità di combustibile veniva misurata dal computer di bordo in kilogrammi, mentre tutti gli altri aerei e i manuali della compagnia usavano le libbre. 
Quindi a causa di questa variazione nelle unità di misura di peso, da libbre a chilogrammi, vennero commessi errori nel volume (litri) del carburante necessario aggiuntivo, con il risultato finale che il volo partì con 22.300 libbre invece che 49.200, in quanto il risultato di 22.300 ottenuto dai calcoli era stato interpretato come 22.300 kg.
Non mi dilungherò su tutte le fasi di questo spettacolare atterraggio (le trovate qui) soffermandomi invece sulle due unità di misura, kilogrammo e libbra.

"Le Grand Kilo"
Il kilogrammo ufficiale, in platino/iridio custodito a Parigi
 al Bureau International des Poids et Mesures di Sèvres

Il kilogrammo è l'unità di base della massa nel Sistema Internazionale (SI) di unità di misura, ed è accettato come unità di peso, vale a dire "la forza di gravità che agisce su un determinato oggetto", ed è quasi esattamente uguale alla massa di un litro di acqua.
La scelta del grammo come unità di misura risale al 1793, quando il grammo fu definito come "il peso di una massa di acqua distillata di un centimetro cubo portata alla temperatura di 3,98 gradi centigradi, a pressione atmosferica standard"
Il sistema decimale nasce infatti con la Rivoluzione Francese e la parola grammo, prima dell’introduzione del sistema decimale, indicava un ventiquattresimo dell’oncia, che a sua volta era la dodicesima parte della libbra, dove oncia e libbra sono misure che risalgono alla Roma antica quando la ventiquattresima parte della libbra si chiamava scrupolo e pesava in effetti poco più di un grammo attuale (1,16 grammi circa).
Scrupulum, in latino piccolo sassolino, veniva usato per indicare un piccolo peso, al disotto del quale non c’erano altre unità di misura più piccole¹
Grammo, invece, viene dal francese gramme, e questo a sua volta dal latino tardo gramma, che deriva a sua volta dal greco, γράμμα (piccolo peso).. 
Due anni dopo, nel 1795, venne introdotto il kilogrammo, di nuovo definito in termini di massa di acqua distillata, "quella di un decimetro cubo, sempre alla temperatura di 3,98°C, a pressione atmosferica standard" e successivamente il decimetro cubo di acqua fu abbandonato e si passò a un campione di kilogrammo, e quindi a un cilindro al 90% di platino e al 10% di iridio, custodito a Sèvres, vicino a Parigi. 
Tale definizione era infatti difficile da realizzare accuratamente, anche perché la densità dell'acqua è legata in parte alla pressione, e per evitare questo problema, il chilogrammo venne ridefinito come la massa precisa di una particolare massa standard, "le Grand Kilo", creata per approssimare la definizione originale e realizzata nel 1875.
Da allora e fino al giugno 2019 il sistema del chilogrammo campione è rimasto in vigore, quando l'ultima Conferenza Generale dei Pesi e delle Misure ha ridefinito il chilogrammo, che non è più basato sul campione custodito a Parigi, ma su una costante della Fisica, il numero di Planck.

Il NIST-4, la speciale bilancia statunitense che ha misurato la costante di Planck

Ma non solo il kilogrammo, tutte le sette unità di misura del Sistema Internazionale (SI) sono state coinvolte da questa rivoluzione che rappresenta una svolta epocale, paragonabile a quella che alla fine del Settecento vide nascere dalla Rivoluzione Francese la prima unificazione delle misure.
Il Bureau International des Poids et Mesures ha colto l'occasione davvero storica per rilanciare l’attenzione nei confronti del Sistema Internazionale (SI) e delle sue sette unità di misura fondamentali.
Dal 20 maggio 2019 in tutto il mondo sono infatti entrate in vigore nuove definizioni di quattro unità di misura fondamentali: il kilogrammo appunto (definito in relazione alla costante di Planck), il kelvin (definito in base alla costante di Boltzmann), l’ampere (definito in base alla carica elettrica elementare), la mole (definita in base alla costante di Avogadro, l’unica tra le costanti fisiche fondamentali a portare un nome italiano), ma anche il metro (lunghezza, agganciato alla velocità della luce nel vuoto), il secondo (tempo, connesso all’atomo di cesio) e la candela (luminosità), che erano già state riferite a costanti della fisica in precedenti revisioni.
Perché "Le Grand Kilo" di platino/iridio non era conforme a definire il kilogrammo?
Quest’unità di massa, ma anche di peso, era l’ultima a fare ancora riferimento a un campione fisico, il prototipo del chilogrammo, detto "Le Grand Kilo", in lega di platino e iridio realizzato nel 1875 (alcuni sostengono 1889?) e conservato a Sèvres, vicino a Parigi, nel famoso istituto, il Bureau International des Poids et Mesures (BIPM)
In primo luogo la sua riproduzione richiedeva l’accesso al campione primario, e in pratica non era riproducibile senza incorrere in un errore di circa 2 microgrammi (milionesimi di grammo) mentre i metrologi² tendono, nelle altre misure fondamentali, a un errore virtualmente uguale a zero.
In secondo luogo, e forse più imbarazzante per i metrologi, era problematico il comportamento dell’unità campione. 
"Le Grand Kilo" doveva essere periodicamente ripulito e controllato e, nelle revisioni che si sono succedute nel tempo, tendeva a perdere peso, tanto che, negli ultimi 100 anni, aveva perso 50 microgrammi, una quantità 25 volte più grande del suo errore di riproducibilità. 
Le sofisticatissime bilance attualmente disponibili non lasciavano dubbi sul fatto che il cilindro di platino/iridio subisse variazioni di un milionesimo di grammo al mese subito dopo le periodiche operazioni di pulitura e lavaggio e quindi fu ritenuto non  idoneo a definire con precisione il kilogrammo.
Nel corso della 26ª Conferenza Generale dei Pesi e delle Misure, che si é tenuta dal 13 al 16 novembre 2018 a Versailles, come ho ricordato, il kilogrammo è stato ridefinito e di conseguenza il campione conservato presso il Bureau ha oggi semplicemente un valore storico e documentale. 

La via a Mantova dedicata al fisico, scrittore e politico Gilberto Govi

A questo punto della narrazione e a proposito del  Bureau International des Poids et Mesures vorrei ricordare un fisico italiano, anzi mantovano, che ne fu il primo direttore dal 1875 al 1877, Gilberto Govi (1826-1889).
Gilberto Govi il grande attore genovese? Ovviamente no ma si tratta dello zio, omonimo, famoso fisico e scrittore dell'epoca.
Infatti a Gilberto Govi (1885–1966), attore italiano e fondatore del Teatro Dialettale Genovese, venne dato il nome di Gilberto proprio in onore dello zio paterno, appunto lo scienziato Gilberto da Mantova.
Oltre a mantenere, dal 1878 fino alla morte, la Cattedra di fisica dell’Università di Napoli Federico II fu anche un grande divulgatore e una sua passione fu la ricerca nella storia della scienza, sia valorizzando e facendo conoscere scienziati rimasti nell’ombra come Giovanni Battista Baliani, precursore di Evangelista Torricelli o Eusebio Sguario, precursore di Benjamin Franklin, sia curando la pubblicazione di manoscritti tra cui la traduzione latina dell’Ottica di Claudio Tolomeo ritenuta perduta e riscoperta nel 1869.
Negli ultimi anni studiò gli effetti dell'elettricità e del magnetismo e inventò un barometro ad aria e il termometro registratore a gas.
Gran parte della sua ricerca storica fu dedicata a Leonardo da Vinci, in particolare al suo Codice Atlantico e a Galileo Galilei.

Dopo aver chiarito l'unità di misura chilogrammo vediamo di capire cosa sia la libbra e il perché sia stata per così tanto tempo mantenuta in molti paesi anglosassoni al posto del chilogrammo, e quindi del sistema decimale, e permanga ancora.
La libbra imperiale (nel sistema avoirdupois, o internazionale SI) è ufficialmente definita come 453,59237 grammi, vale a dire che una libbra corrisponde a poco meno di mezzo chilo (0,453 Kg). 
Come ricordavo è durante la Rivoluzione Francese che si creano i fondamenti del sistema metrico decimale, con la legge del 18 germinale anno III (7 aprile 1795), che nasce dalla necessità di disporre di unità di misura unificate in sostituzione dell’enorme numero di unità in uso nei diversi paesi e regioni e quindi  dall'esigenza di creare un sistema universale di misurazioni in accordo con le necessità pratiche, scientifiche, economiche e le idee politiche del momento, e che  stabilisce di adottare le seguenti unità:  
a) per le lunghezze, il metro, ricavato dal meridiano terrestre, con i suoi multipli e sottomultipli decimali. Progetto a cui collaborarono efficacemente due matematici ed astronomi Jean-Baptiste Delambre (1749 - 1822) e Pierre François André Mechain (1744 - 1804)  
b) per le aree, per i volumi, il metro quadrato e il metro cubo, e come multipli e sottomultipli i quadrati e i cubi dei multipli e sottomultipli del metro; in particolare, l'ara uguale a 10 × 10 metri, l'ettaro uguale a 100 × 100 metri, il litro uguale a un decimetro cubo
c) per i pesi (vocabolo usato, come nella vita comune, per indicare piuttosto le masse), il chilogrammo, come definito sopra, con i suoi multipli e sottomultipli decimali.

Tabella di conversione 

L'Assemblea Nazionale incaricò l'Académie des Sciences di studiare una soluzione ed essa nominò una Commissione della quale il matematico di origine piemontese  Lagrange (Giuseppe Luigi Lagrangia) fu chiamato a far parte e questo lavoro per l’elaborazione del sistema metrico costituì il suo maggior impegno a Parigi negli anni della Rivoluzione.
Dalla Francia il sistema metrico decimale passò negli stati soggetti all’impero napoleonico, ma con la caduta di Napoleone e il ritorno ai singoli sistemi di ogni paese a seguito della Restaurazione, si manifestarono ben presto gli inconvenienti delle misure del vecchio tipo, cosicché dal 1837 il sistema metrico decimale veniva impiegato di nuovo in molti stati, tra cui l'Italia nel 1861, alla nascita del Regno.
Ma non tutti i paesi furono propensi ad adottare tale sistema soprattutto quelli legati all'Inghilterra, tra cui l'Impero Britannico, gli Stati Uniti d'America e il Canada.
La Gran Bretagna ha adottato ufficialmente il sistema metrico decimale solo nel 1965, ben 170 anni dopo la sua adozione in Francia e ancora mantiene parallelamente quello che viene definito il "Sistema Iperiale Britannico", un'evoluzione delle unità di misura romane e di quelle utilizzate dalle popolazioni anglosassoni, che è stato a sua volta la base per il "Sistema Consuetudinario Statunitense".
Con la 1ª Conférence générale des poids et mesures (CGPM) del 1889 in Francia nasce il "Sistema MKS" perché comprendeva solo le unità fondamentali di lunghezza (metro), di massa (chilogrammo) e di tempo (secondo), che diventerà nel 1946 "Sistema MKSA", su proposta del grande fisico e accademico italiano Giovanni Giorgi (1871 - 1950), che aggiunse l'ampère come grandezza base alla corrente elettrica, chiamato anche "Sistema Giorgi". 
Evolvendosi nel tempo, il Sistema Internazionale giunge alle recentissime trasformazioni nelle sette unità di misura definite nel giugno 2019 e che si basano sulle sette costanti fondamentali.

Ma come ho già sottolineato alcuni paesi hanno proseguito per moltissimo tempo ad adottare sistemi di misurazione basati su antiche usanze e riferite a basi diverse da quella decimale.

La missione fallita nel 1793 del botanico e aristocratico Joseph Dombey 

Tutta colpa dei Corsari!
Gli USA possono davvero incolpare i Corsari, se ancora oggi ragionano in miglia, libbre e galloni? 
Forse si per via di un incontro mancato tra le Unità di Misura Universali e il Congresso degli Stati Uniti, che ha probabilmente ritardato l'adozione del Sistema metrico negli Stati Uniti di quasi un secolo come ci racconta la storia qui riportata.
Il Sistema metrico decimale, introdotto in Francia nel 1791, non arrivò infatti in tempo sul tavolo del Congresso, dove avrebbe potuto semplificare la vita di milioni di americani proprio a causa di un assalto corsaro.
Nel 1793 il botanico e aristocratico Joseph Dombey fu incaricato di partire in missione per gli Stati Uniti con due campioni standard del nuovo sistema di misurazione: una barra per l'esatta misura di un metro e un cilindro di rame del peso preciso di un chilo.
Attraversando l'Atlantico, avrebbe dovuto incontrare negli USA Thomas Jefferson, Segretario di Stato Americano e sostenitore del nuovo sistema, ma una tempesta sorprese Dombey nelle acque caraibiche di Guadalupa, dove finì nelle mani di corsari britannici, che, come si sa, erano sponsorizzati dal governo di Sua Maestà a patto che attaccassero soltanto le navi mercantili nemiche.
Dombey fu catturato e imprigionato a Montserrat, un'isola delle Piccole Antille dove poco dopo morì e quindi le sue merci furono confiscate e messe all'asta. 
La Francia si adoperò allora per mandare un secondo emissario, ma quando questi finalmente arrivò, il Segretario di Stato era cambiato, ed Edmund Randolph, in carica dal 1794, non era particolarmente interessato a perorare la causa del nuovo sistema di misurazione.

Tornando al volo Air Canada 143 e alle libbre, che tanto danno avrebbero potuto causare, va ricordata la loro origine storica. 
La libbra è un'unità di misura di massa di origine romana il cui nome deriva dal latino libra, che significa "bilancia".
Nel mondo antico era comune la coincidenza delle unità monetarie con quelle di peso, ad esempio una libbra d'oro o una libbra d'argento, e la più antica unità monetaria dell'antica Roma era l'"asse librario", un pezzo di bronzo marchiato del peso di una libbra, e, da Carlo Magno in avanti, la parola libra denotò direttamente una moneta, quella da cui deriva il nome lira.
In inglese tuttora la stessa parola pound indica sia la libbra, la cui abbreviazione lb deriva dal latino libra, che la lira sterlina, il cui simbolo £ è una variazione della lettera L.



Il sistema britannico ha però considerato contemporaneamente diverse unità di misura di massa chiamate libbra, unità diverse utilizzate per la pesatura di sostanze diverse quali lana, preziosi, merce generica, ecc., tra cui la libbra Avoirdupoids, la Troy, la Tower, la London, ecc. che avevano diversi tipi di sottomultipli e con rapporti piuttosto complessi di relazione fra loro, sistemi progressivamente abbandonati, anche se non del tutto. Peraltro erano in uso anche libbre di derivazione francese nel sistema di unità di misura del Regno Unito, ad esempio nelle Isole del Canale.
Prima dell'adozione del sistema metrico attraverso la legge del 7 aprile 1795, l'unità di riferimento in Francia era la libbra di Parigi, una livre de poids de marc che valeva 489,5 g., era divisa in 16 once di 8 grandi, e ogni grande valeva 72 grani.
Anche in Italia vi erano differenze tra libbre e libbre come ricorda il manuale veneziano di Bartolomeo di Paxi: "Libbre 100 di Firenze fanno al grosso di Venezia libbre 71 in 72", e poi troviamo le libbre napoletane (circa 320,76 g.), le libbre toscane (339,54 g.) o quella ferrarese o forlivese (da circa 345 g. a 329 g.).
La libbra britannica (detta anche libbra internazionale) attuale equivale a 453,59237 grammi, e l'oncia (ounce) è un suo sottomultiplo: una libbra è pari a 16 once e quindi un'oncia è uguale a 28,3495231 grammi.
Decisamente più complesso il calcolo rispetto a quello decimale ma che viene tutt'ora usato. 
Quattordici libbre equivalgono a uno stone (pietra), unità che attualmente si usa in Gran Bretagna e Irlanda per esprimere il peso delle persone.
Gli USA ancora oggi usano la libbra statunitense, che in seguito a verifiche effettuate sui rispettivi sistemi di rilevamento della unità, ha riscontrato una infinitesima differenza rispetto alla libbra britannica, inferiore a una parte su 10 milioni. Tale differenza è considerata trascurabile agli scopi pratici, per cui i valori di conversione al sistema metrico, per usi correnti, sono considerati gli stessi.

Eppure su questo sistema, concepito in un'epoca preindustriale si regge sostanzialmente ancora l'intera industria degli Stati Uniti e avanzi di questa follia persistono proprio in aviazione, dove le quote si misurano ancora in piedi
Una convenzione internazionale stabilisce infatti che le distanze verticali, in aeronautica Flight Level, siano misurate in piedi (misura anglosassone che vale circa 30 centimetri).
Normalmente abbreviato con la sigla FL (Flight Level), il livello di volo indica la quota alla quale un aereo sta volando (o alla quale è autorizzato a salire o a scendere) espressa in centinaia di piedi rispetto a un immaginario e ideale livello medio del mare.

I 4 strumenti di base disposti a "T"(Anemometro, Orizzonte Artificiale, Altimetro e 
Girobussola in basso al centro) completati in basso a destra dal variometro 
e in basso a sinistra dal virosbandometro, 
che insieme compongono i cosiddetti "standard six" o "pack six"


 
 Note

¹ la parola scrupolum veniva usata anche per indicare un fastidio, come quello provocato da un sassolino, e nel senso di un fastidio dell’animo
² Metrologo studioso, esperto di metrologia fisica, scientifica o primaria, che è la scienza che contribuisce allo sviluppo delle definizioni delle unità di misura, alla realizzazione e al mantenimento dei campioni delle unità e alla determinazione delle costanti fondamentali della fisica e delle discipline applicate da essa dipendenti per le nozioni di base

lunedì 25 maggio 2020

Caccioppoli e Hardy, gossip matematico

Gossip è una voce inglese, derivato dall'antico inglese godsibb "padrino". 
Successivamente questo significato fu esteso a "conoscenza familiare", e "persona con cui si parla di cose futili in maniera familiare" e, a partire dall'Ottocento, prese il senso di "chiacchiera inutile, voce senza fondamento".
Questa l'etimologia di una parola che ormai è entrata nell'uso comune quando si parla di "pettegolezzi" anche se non è da considerarsi una chiacchiera così futile come sembra, soprattutto quando ha per oggetto celebrità, o personaggi storici, per cui diventa narrativa.



Gossip matematico perché racconto storie curiose legate a due personaggi quasi contemporanei, un italiano e un inglese, ricordati per i loro grandi contributi matematici, ma che sono stati protagonisti anche di fatti curiosi, a volte forse fantasiosi, riportati dalle cronache dell'epoca e uniti da un tragico destino.
Inizierei, per una forma di patriottismo, da Renato Caccioppoli, uno dei matematici italiani a cui forse sono legati più aneddoti, sia per il suo carattere bizzarro e ribelle che per il periodo storico in cui visse. 
Genio antifascista Renato Caccioppoli è il grande matematico napoletano nato il 20 gennaio del 1904 e morto suicida, a palazzo Cellamare, l'8 maggio 1959.
Da una cartella clinica dell'ex ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi di calata Capodichino, si evidenziano la genialità e le straordinarie capacità di Caccioppoli ("ingegno supernormale" si legge), che varcò la soglia del manicomio a seguito del celebre discorso contro Hitler e Mussolini, in occasione della visita del dittatore nazista a Napoli.
Renato Caccioppoli è una figura celebre nel campo di studi e di sviluppo dell’analisi matematica tanto che la sua genialità influenzò e continua ad influenzare tutt’oggi il pensiero matematico mondiale, ma la sua vita non fu soltanto spesa nel campo della ricerca ma fu anche caratterizzata dalla lotta e dal suo spirito anticonformista. 
Nel maggio del 1938, proprio in occasione della visita di Hitler a Napoli, il matematico decise, con coraggio, di denunciare gli orrori del nazismo e del fascismo in presenza dell’OVRA, la polizia segreta dell’Italia fascista, mettendosi a cantare la Marsigliese.
Nel 1936 il trentaduenne Renato Caccioppoli conobbe la bella sedicenne Sara Mancuso, figlia di un siciliano e di una napoletana, la quale, essendo vissuta a Nizza, aveva una buona conoscenza della lingua e della letteratura francese. Se ne innamorò a prima vista, la frequentò per tre anni e la sposò in Municipio il 29 giugno 1939. 
Il matrimonio, però, era stato celebrato dopo una dura e triste esperiemza di entrambi. 
Infatti nella tarda sera di uno dei primi giorni del maggio 1938, alla vigilia della visita di Hitler a Napoli, Renato e Sara erano entrati nella birreria Löwenbrau, ubicata presso il Grand Hotel de Londres vicino al teatro Mercadante (della quale oggi non c'è purtroppo alcuna traccia), nella quale fra gli avventori c’era  un gruppo di ufficiali della milizia, gerarchi fascisti e vari poliziotti. Visti i due giovani fidanzati, gli uomini in camicia nera, alticci per la birra bevuta, si misero a cantare Giovinezza, imponendo al pianista del locale di accompagnarli con la musica.
Quando il coro ebbe finito la propria esibizione, Caccioppoli, sedutosi al pianoforte, si mise a suonare con consumata perizia la Marsigliese, mentre Sara cantava in perfetto francese.
Fu di conseguenza arrestato e solo grazie all’aiuto della zia, Maria Bakunin, docente di Chimica all’Università di Napoli, fu scarcerato con l’attenuante di essere "incapace di intendere e di volere".


Caricatura di Renato Caccioppoli 

Non deve infatti sorprendere questa sua lotta contro le istituzioni, non per nulla era nipote di Mikhail Bakunin, il "padre" dell'anarchismo moderno.
L’attività di convinto antifascista di Renato Caccioppoli, si espresse anche spesso in atti di sarcastica presa in giro contro il regime, e famoso è il suo gallo tenuto al guinzaglio per ridicolizzare gli aspetti più grotteschi della dittatura fascista.
A seguito del divieto per gli uomini di passeggiare con cani di piccola taglia (circolare di Achille Starace, segretario del P.N.F. per “salvaguardia della virilità”) il matematico decise di camminare per le principali strade di Napoli con al guinzaglio un gallo.
Anche se pare sia un gossip un po' fantasioso l'immagine del matematico che tiene al guinzaglio un gallo è davvero esilarante.


Foto di gruppo con Renato Caccioppoli e don Savino Coronato

Un ultimo aneddoto è quello legato al suo caro amico e assistente all'università don Savino Coronato, un prete (come si vede nella foto di gruppo), pur essendo Caccioppoli un ateo e un grande anticlericale.
Una volta, durante un esame, don Savino scrisse alla lavagna un'ODE (Equazione Differenziale Ordinaria) e chiese a uno studente di risolverla. Il povero ragazzo non fu in grado di risolvere l'ODE di don Savino, che non era assolutamente risolvibile in termini elementari e non passò l'esame. 
Caccioppoli non disse nulla ma, dopo che tutti gli studenti se ne furono andati, si avvicinò a don Savino e gli disse: 
"Ci sono solo due ragazzi che possono risolvere l'ODE che hai scritto: io e il tuo capo".

I suoi ultimi anni furono i più tristi, le delusioni personali e politiche, il disincanto nei confronti del partito comunista, la crescente instabilità emotiva lo spinsero a isolarsi.
Ma che cosa accadde a Caccioppoli da indurlo nel maggio del 1959 a suicidarsi? Un genio della matematica, che conosceva quattro lingue, con interessi nel mondo della politica, della letteratura, del cinema, con una passione viscerale per la musica (a diciassette anni suonava perfettamente pianoforte e violino) e un’alta credibilità sociale, poteva mai elaborare l’idea di una morte anticipata?
La moglie Sara lo aveva abbandonato, andando a vivere con Mario Alicata, proprio un dirigente di quel partito comunista da cui si sentiva tradito, e la repressione sovietica dell’Ungheria, del 1956, minando alle fondamenta le sue certezze ideali, spense definitivamente in lui l’impegno politico.  
Forse anche la propria vena matematica sembrava averlo abbandonato, tanto che prese a bere sempre di più e andò progressivamente isolandosi, finché venerdì 8 maggio 1959, invece di andare all’università per l’ultima lezione dell’a.a. 1958-59, rinchiuso nel proprio appartamento di palazzo Cellamare, si tolse la vita con una Beretta 7,65.

"Ai primi di maggio del 1959, in una pizzeria con un gruppo di compagni, ebbe parole dure per un giovane che si era svenato per poi lasciarsi soccorrere. Disse: 'Quello è uno stupido. Per uccidersi davvero si fa così' e proseguì descrivendo la tecnica del cuscino contro la nuca, il punto preciso dove appoggiare la canna della pistola, il colpo inesorabile. L'8 maggio del 1959 Caccioppoli si uccise esattamente in questo modo, con un colpo sparato tra le 17 e le 19,15 da una Beretta 7,65. Il giorno precedente lo avevano visto a via Chiaia, probabilmente era andato a prendere la pistola dalla cassetta di sicurezza. Lo trovò la governante Tina, poco sangue sul cuscino, accanto una tazza di tè e qualche grissino, il proiettile uscito dalla fronte si era conficcato in uno scaffale". [G. Picone, I napoletani - Laterza, Bari 2005, p.174]

Non ebbe funerali religiosi, ma a seguire il suo feretro, pregando e piangendo, c'era il sacerdote don Savino Coronato, suo fedele collaboratore ed amico fino all'ultimo.
Lucio Lombardo Radice sul giornale Unità del 12 maggio 1959 scrisse fra l’altro: 
"Caccioppoli è morto senza dire perché, ma in fondo erano anni che ce lo diceva. [...] Per lui, la morte aveva un significato; riferito a Renato il vecchio adagio va così ribaltato: ‘Finchè c’è morte c’è speranza".


Forse per qualche somiglianza fisica ma soprattutto per la forte concomitanza nella ricerca dell'estetica in matematica Caccioppoli può ricordare Godfrey Harold Hardy di qualche anno più vecchio del napoletano ma sostanzialmente quasi contemporaneo, unito a lui dallo stesso tragico destino.


Godfrey Harold Hardy, chiamato Harold solo da pochi amici intimi, altrimenti "G.H.", è stato uno dei più grandi matematici inglesi che si sarebbe guardato bene però dal dichiarare la sua vera professione. 
Nacque in Inghilterra il 7 febbraio 1877 e a soli 22 anni diventò fellow al Trinity College di Cambridge.
"I do what I do because it is the one and only thing that I can do at all well"¹
La matematica infatti dominò la sua vita e solo il gioco del cricket poteva competere per la sua attenzione tanto da dire alla sorella, pochi giorni prima di morire: "se sapessi di dover morire oggi stesso, credo che vorrei ugualmente conoscere i risultati del cricket".
E' generalmente conosciuto da coloro che non rientrano nel campo della matematica per il suo saggio del 1940 sull'estetica della matematica, "A Mathematician's Apology", che è spesso considerata una delle migliori introspezioni nella mente di un matematico ed è una delle più riuscite descrizioni di cosa significhi essere un artista creativo, ma forse è noto soprattutto per il merito di aver riconosciuto il talento di Srinivasa Ramanujan, il matematico autodidatta indiano che Hardy invitò a Cambridge e con il quale collaborò ad importanti lavori.


Nell'immagine Srinivasa Ramanujan (al centro), G.H. Hardy (estrema destra) 
e altri scienziati al Trinity College dell'Università di Cambridge, nel 1916.

Forse a causa della prematura morte del genio indiano, colpito a 32 anni dalla tubercolosi, o forse a causa di un infarto che lo colpì a 62 anni, nel 1939, Hardy cadde in depressione e, dopo un tentativo di suicidio non riuscito, fu convinto da Charles Percy Snow a scrivere "A Mathematician's Apology". Ritentò poi il suicidio l'1 dicembre 1947 e quella seconda volta gli fu fatale.
Proprio l'amore per il cricket lo portò a fare amicizia con il giovane Charles Percy Snow , chimico, fisico e romanziere che scrisse una prefazione al suo libro "A Mathematician's Apology". 
Sempre a proposito di cricket famose sono le sue scommesse con Dio, che risultavano decisamente curiose se fatte da uno come lui, che dichiarava laplacianamente di non credere nell’Onnipotente.
Soleva recarsi a vedere le partite di cricket, di cui era fervente appassionato, ben preparato alla pioggia con quella che definiva la sua "batteria anti-Dio": ombrello, impermeabile, e valigia piena di carte da lavoro. 
"Dio crederà che io pensi che piova. E allora non farà piovere. E io mi godrò la partita con il bel tempo"
C'è da ricordare che in caso di pioggia (anche se piuttosto leggera) le partite di cricket vengono bloccate senza possibilità di essere riprese (nota a cura del Glamorgan Cricket  Fan Club – RdA).


Cambridge Univ. Cricket 1899

Sono poi curiose due cartoline da lui scritte in tempi e situazioni diverse.
Negli anni '20 scrisse una cartolina ad un amico, una sorta di elenco di "sei auguri di buon anno", in cui Godfrey Hardy elencava i suoi sei obiettivi di vita e l'elenco fu successivamente riprodotto da Paul Hoffman nella sua biografia di Paul Erdös, "The Man Who Loved Only Numbers":

1) Dimostrare l'ipotesi di Riemann
2) Non far uscire 211 nel quarto inning dell'ultimo Test Match at the Oval (si trattava di cricket)
3) Dimostrare definitivamente l'inesistenza di Dio
4) Essere il primo uomo sul monte Everest 
5) Essere proclamato il primo presidente dell'URSS, di Gran Bretagna e Germania
6) Assassinare Mussollini

E infatti scriveva:
"My book (Prime Obsession) has six: To prove the RH, to make 211 not out in the fourth innings of the last Test Match at the Oval (I have no idea what that means), to find an argument for the non-existence of God which shall convince the general public, to be the first man atop Mount Everest, to be proclaimed the first president of the USSR of Great Britain and Germany, and to murder Mussolini."²
Sembra che non abbia però raggiunto nessuno di questi obiettivi.

Un'altra, forse più famosa, cartolina G.H. la scrisse tornando da un congresso in Danimarca.
Al momento di prendere il battello il mare era assai agitato, al punto di preoccupare molti dei passeggeri e Hardy comprò allora la cartolina, scrisse una bugia e la imbucò prima di salire sul battello. 
Qual'era la bugia?
"Ho dimostrato l’ipotesi di Riemann"
Queste le parole vergate in bella calligrafia sulla cartolina postale indirizzata al Trinity College di Cambridge con la firma in calce di Godfrey Harold Hardy, le cui stranezze erano note a tutti, a Cambridge, dal magnifico rettore fino all’ultimo usciere. 
Come lo stesso Hardy poi spiegò, quella frase era in realtà una sua speciale "assicurazione", una delle sue scommesse con Dio.
"Vedete se la nave affondasse, l’intera comunità dei matematici rimarrebbe con il dubbio atroce che io abbia davvero dimostrato l’ipotesi di Riemann. Dio ha già permesso che una cosa del genere accadesse con Fermat, non permetterà certo che accada un’altra volta. Quindi, state tranquilli: questo battello arriverà tranquillamente a destinazione"
Hardy era estremamente timido da bambino e fu socialmente imbarazzante, freddo ed eccentrico per tutta la vita. 
Durante i suoi anni scolastici era il migliore della sua classe nella maggior parte delle materie, e vinse molti premi e riconoscimenti, ma odiava doverli ricevere davanti a tutta la scuola. 
Era a disagio quando veniva presentato a nuove persone e non sopportava di guardare se stesso riflesso in uno specchio e si dice che, quando alloggiava negli hotel, coprisse tutti gli specchi con degli asciugamani.
Ma era anche di una onestà intellettuale rara, e non si adeguò mai per comodità alla corrente dominante del pensiero: 
"Non ha senso cercare di rientrare nell’opinione comune della maggioranza. Per definizione, c’è già troppa gente che lo fa" 
e i suoi comportamenti eccentrici hanno probabilmente contribuito alla leggenda del "genio distratto". 
Oltre agli specchi, odiava le macchine fotografiche, tanto che sembra non esistano più di cinque sue foto, anche se la maggior parte dei contemporanei lo giudicasse un bell'uomo. 
Con ogni probabilità, l’aneddoto matematico più famoso che lo riguarda è quello del "taxi di Ramanujan". 




Si racconta che il famoso matematico indiano, celebre per la sua impressionante familiarità con i numeri e capacità di calcolo, ricevette la visita di un collega mentre era ricoverato in ospedale a Putney. 
L’amico era arrivato in taxi, e tanto per far conversazione disse a Ramanujan che il suo taxi aveva il numero 1729, che gli sembrava abbastanza poco interessante, come numero. 
"Assolutamente no!" rispose il macinanumeri, senza pensarci un istante "È interessantissimo, invece! È il numero più piccolo che si possa esprimere come somma di due cubi in due modi diversi!" 
Infatti la risposta del grande Ramanujan all'amico fu che 1729 si può ottenere come somma dei cubi di 10 e di 9 o di 1 e 12:

1729 = 10³+ 9³ = 1000 + 729
1729 = 1³+ 12³ = 1 + 1728

Anche se non compare, in tutte le versioni dell’aneddoto, il nome del visitatore di Ramanujan, quel visitatore era proprio Godfrey Hardy. 

Entrambi i grandi matematici divennero noti al grande pubblico grazie a scrittori e al cinema che ne illustrarono la vita di ribelli, il carattere bizzarro e il tragico suicidio che sicuramente li accomunano.


L'attore Carlo Cecchi nei panni di Renato Caccioppoli
Video di uno spezzone del film

Carlo Cecchi, nel ruolo di Renato Caccioppoli fu protagonista nel 1992 del  film diretto da Mario Martone "Morte di un matematico napoletano".
Un libro è a lui dedicato dal giornalista Piero Antonio Toma, dal titolo "Renato Caccioppoli, l'enigma" e lo storico italiano Giovanni Pugliese Carratelli commemora il matematico napoletano nel libro "Renato Caccioppoli a trenta anni dalla sua scomparsa".
Nota curiosa, nella "Storia della filosofia greca. Da Socrate in poi" del 1986, lo scrittore Luciano De Crescenzo, cita Renato Caccioppoli con queste parole:
"E' come sempre, elegantissimo: abito scuro, da sera, un po’ sgualcito e sporco di gesso sulle maniche, ma con tanto di gardenia all’occhiello. Probabilmente è ancora l’abito che indossava ieri. Il Maestro questa notte non deve aver dormito: avrà conversato d’amore e di politica, suonato il pianoforte, bevuto e cantato. Di notte lui non ama restare solo: va in giro per le strade di Napoli, frequenta i piccoli bar dei quartieri spagnoli [...]. Ma non sono certo i suoi meriti di scienziato e farcelo amare: Caccioppoli era innanzitutto uno spirito libero, poi secondariamente, un genio, un cuore d’oro, un eccezionale pianista, un filosofo e un poeta". 
"Quando voglio vantarmi di qualcosa, dico che ho fatto il corso di analisi e calcolo con Caccioppoli, al termine del quale ricevette un "21" di scoraggiamento" 
Caccioppoli gli disse infatti che era un "voto di scoraggiamento" perchè vedeva l'allievo molto più incline a discipline diverse e sostanzialmente  umanistiche.

L'attore Jeremy Irons nei panni di Godfrey Hardy 
Video del trailer ufficiale del film

Godfrey Hardy diviene noto al grande pubblico grazie a Jeremy Irons che interpretò Hardy nel film "L’uomo che vide l’infinito", diretto da Matt Brown, basato sulla biografia del matematico indiano scritta da Kanigel, "L’uomo che vide l’infinito. La vita breve di Srinivasa Ramanujan, genio della matematica".
Hardy è un personaggio importante anche nella biografia che fece David Leavitt nel 2007, "The Indian Clerk", in cui descrive i suoi anni a Cambridge e il suo rapporto con John Edensor Littlewood e Ramanujan. 
Hardy appare come personaggio secondario in "Uncle Petros and Goldbach's Conjecture", nel romanzo matematico del 1992, dello scrittore greco Apostolos Doxiadis
Nel 1998 Doxiadis tradusse il libro in inglese, rielaborandolo in modo significativo, e fu pubblicato nel 2000 (editore britannico: Faber and Faber ed editore statunitense: Bloomsbury USA). 
Il libro divenne un bestseller internazionale, ed è stato pubblicato fino ad oggi in oltre trentacinque lingue. Ha ricevuto la lode, tra gli altri, del premio Nobel John Nash, del matematico britannico Sir Michael Atiyah, del critico George Steiner e dello psichiatra Oliver Sacks. Zio Petros è uno dei 1001 libri da leggere prima di morire
"Uncle Petros and Goldbach's Conjecture" è stato il primo destinatario del Premio Peano, il primo premio internazionale per libri ispirati alla matematica, e finalista per il Prix ​​Médicis. 
Nel libro Hardy e Littlewood hanno un ruolo nella ricerca di Petros e Doxiadis li descrive come i famosi matematici britannici del novecento che rappresentano, al contrario di Petros, i ricercatori moderni che insieme, e non lavorando isolatamente, indagano su determinati problemi senza ossessionarsi su un'unica congettura come stava cercando di fare Petros. 


Note

¹ Traduzione "Faccio quello che faccio perché è una e l'unica cosa che posso fare bene" 
² Traduzione "Il mio libro (Prime Obsession) ha sei obiettivi: per dimostrare l'RH, per non far uscire 211 nel quarto inning dell'ultimo Test Match at the Oval (non ho idea di cosa significhi), per trovare un argomento per la non esistenza di Dio che convincerà il grande pubblico, per essere il primo uomo in cima al Monte Everest, per essere proclamato il primo presidente dell'URSS di Gran Bretagna e Germania, e per assassinare Mussolini"

Fonti

Ricordo di un allievo di Caccioppoli
http://pietrocongedo.blogspot.com/2012/09/rocordo-di-renato-caccioppoli-50-anni.html
Renato Caccioppoli, spunta la cartella clinica: «Ingegno supernormale»
https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/arte_e_cultura/17_febbraio_02/renato-caccioppoli-spunta-cartella-clinica-ingegno-supernormale-6df49cc4-e947-11e6-93a0-3d5159668082.shtml
Libro "I Napoletani" di Generoso Picone 
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842077015
Articolo "Stanlio e Ollio" come "Littlewood e Hardy"
http://www.rudimathematici.com/archivio/049.pdf
Taxi 1729
https://viaggiermeneutici.com/2016/11/21/taxi-1729/
G.H. Hardy fan of the cricket 
https://www.cricketcountry.com/articles/gh-hardy-mathematician-and-unapologetic-cricket-fan-652715