sabato 14 giugno 2014

Balla?..."no grazie"!

Il tango, un viaggio sorprendente tra divertimento, desiderio e crescita umana......che passa anche attraverso il "no grazie"!!!!!!
Il tango deve essere "surprise" (sorpresa, stupore, meraviglia) che non possiamo (e non vogliamo) condividere con tutti allo stesso modo e se non si è disposti a fare lo sforzo di godere del ballo, di adattarsi ad esso in modo positivo, si deve imparare a dire "no".


Foto dal sito di Veronica Taumanova 

Tante volte mi sono chiesta perché nel Tango sia così "esecrabile" rispondere con un "no grazie" ad un invito e avrei voluto spiegare le ragioni a sostegno di questo comportamente che non dovrebbe invece avere nulla di offensivo.
Oggi ho trovato sulla pagina facebook di un amico tanguero un bel post in inglese  "Why in tango we are not that social?" di Veronica Taumanova, che, oltre a considerare il fatto che effettivamente il Tango non sia da considerare  un vero ballo "sociale", affronta proprio il punto del "no". 
Ho pensato di farne una veloce traduzione. 

Perché il Tango non è un ballo sociale?

Noi chiamiamo il tango una "danza sociale", ma le persone si lamentano spesso che il tango non sia in realtà molto sociale. A volte, paragonato ad altre danze di coppia, salsa o swing, si arriva alla conclusione che "l'erba del vicino è sempre più verde". Il Tango viene etichettato come una danza che stimola snobismo ed elitarismo, invece di creare un ambiente accogliente per i ballerini di ogni genere, età e livelli di abilità. Naturalmente, non è tutto "o bianco o nero", o non si potrebbe divulgare così rapidamente e noi non saremmo così gioiosamente ossessionati da questa danza. Eppure, c'è qualcosa di vero in ciò. Quindi, perché il tango non è così sociale come altri balli sociali?

Il Tango è lì per te, per farti divertire. Come tutte le cose nella vita, ti dà anche l'opportunità di crescere come essere umano, ma cogliere questa opportunità o meno sta a noi. È anche possibile solo divertirsi. Che cosa significa divertirsi col tango? Significa principalmente connettersi con le persone che ti piacciono. Tutte le altre cose, come imparare la tecnica o comprare le scarpe giuste, sono solo gli attributi che servono all'obiettivo principale: avere una esperienza appagante. Che cosa sia esattamente una esperienza appagante dipende, ovviamente, da persona a persona.

Questo è vero per qualsiasi attività sociale. Eppure, c'è una netta differenza tra il tango e il resto. Questa differenza è meglio spiegata dalle parole "close embrace" (stretto abbraccio). Vedete, questo abbraccio stretto è una questione delicata. Il tipo di connessione che creiamo in un abbraccio di tango è fisicamente intimo, personale, orientato interiormente e totalmente totalizzante. Ci vuole tempo e molta pratica per imparare a improvvisare insieme legati da uno stretto abbraccio. Non è qualcosa che impari a fare subito.

Il Tango è il più introverso di tutte le danze, più c'è connessione nella coppia, meno si è influenzati da fattori esterni. Questo è anche, credo, la ragione per cui ovunque queste belle persone finiscono per creare un orribile traffico sulla pista da ballo: la connessione al nostro partner occupa praticamente tutta la nostra attenzione. Imparare a tener in considerazione altre coppie è un'abilità che richiede pratica, proprio come gli ochos, ma purtroppo non investire gli altri richide maggior sforzo. Il Tango è una danza di emozioni profonde e spesso tristi. Guardate le foto da qualsiasi evento di tango e sui volti delle persone vedrete profonda concentrazione interiore così come una sorta di bagliore interno. Quest'unione del Tango ci rende vulnerabili, ci apre come un libro, ci invita all'introspezione e a condividere ciò che troviamo dentro di noi con un'altra persona. Tutto questo molto discretamente. Anche la connessione erotica nel tango, quando accade, avviene in modo discreto.

Per me, non è una sorpresa che non possiamo (e non vogliamo) condividere con chiunque una tale connessione. Per creare questo tipo di connessione ci deve essere una certa compatibilità tra le persone e il desiderio da entrambe le parti. Per me è più sorprendente il fatto che in realtà si riesca a collegarsi profondamente con tanti partner. Con alcuni preferiamo non farlo, e questo è spesso causa di sofferenza e diventa una questione molto dibattuta. Nel tango il rifiuto e l'evasione sembrano influire direttamente sul nostro valore intrinseco di essere umano; il rifiuto fa male, poco o molto, a seconda di quanta importanza attribuiamo ad esso. Il sapere rifiutare coinvolge anche noi e anche noi troviamo difficile respingere gli altri. Siamo esseri empatici, nonostante le crudeltà di cui siamo capaci. Di solito cerchiamo di non causare ad altre persone ciò che ci danneggerebbe o che preferiremmo evitare anche a noi stessi-

Il Tango è una sottocultura in rapida crescita, ma è composto principalmente da piccoli gruppi locali. Più piccola è la comunità, più forti sono i legami sociali e quindi più profonde saranno le conseguenze di un rifiuto. Nelle grandi città le comunità tendono a formare sottogruppi, perché come esseri umani siamo solo capaci di socializzare comodamente con un numero limitato di persone. Nel momento in cui ci troviamo in mezzo a una grande folla, è come se andassimo alla ricerca di noi stessi in un deserto: non ci si può collegare a tutte le persone che stanno intorno a noi e quindi si preoccupano solo di quelle all'interno della nostra cerchia di amici. Questo spiega perché in una piccola cerchia uno straniero si sente il benvenuto, ma in una grande città la stessa persona si sente perduta e ignorata. Questo non significa che sempre le persone in piccole cerchie siano calorose e quelle nelle grandi città siano "arrogant assholes" (stronzi arroganti). Questo punto di vista è un po' troppo semplicistico.

Per affrontare il lato non-così-sociale del tango si può iniziare accettando il nostro diritto fondamentale ad una preferenza. La nostra vita è anche un "ballo sociale" e nella vita diciamo "sì" ad alcune esperienze e "no" ad altre. Non importa quale sia il motivo per voler ballare con una persona in particolare, ma se c'è il desiderio, allora il motivo è valido. Esso può essere considerato sbagliato da altri, può anche essere considerato sbagliato da noi stessi. Non importa. Ciò che conta è il desiderio. Lo stesso vale per non voler ballare con qualcuno: la ragione è "perché" non ci importa. Spesso non riusciamo nemmeno a spiegare perché vogliamo o non vogliamo una certa esperienza. Il desiderio opera in modi misteriosi.

Inoltre si deve accettare il fatto che altre persone abbiano pure loro il diritto a una preferenza. Le altre persone sono come te. Si sentono un desiderio o non lo sentono. Tutti i motivi per ballare o non ballare con te sono validi, anche se si considera che si possano sbagliare o che sia offensivo. Il desiderio può anche venire durante la danza, come l'appetito. I desideri potrebbero non corrispondere, ma di solito non è un problema. Qualcuno potrebbe voler ballare con te perché sei giovane e bella, o si vuole ballare proprio con quella persona, o perché è un ballerino/a esperto/a. Finché lo desiderate entrambi, la danza funziona. Il desiderio reciproco dà la possibilità di creare quella connessione iniziale da cui è possibile creare una danza appagante. Una possibilità, non una garanzia. Che dire di danze "transazionali", la pratica del taxì ballerino? Che ci crediate o no, c'è voglia da entrambe le parti in questo tipo di tango, troppo: il desiderio di avere un partner per ballare da un lato e il desiderio di fare soldi, dall'altro. Si potrebbe pensare che questo tipo di desiderio è moralmente sbagliato, ma è semplicemente una visione diversa dalla vostra.

Spesso pensiamo al desiderio come alla volontà di prendere, ma quando si invita qualcuno a ballare o ad accettare un invito, si dovrebbe anche essere disposti a dare. Se si accetta di ballare senza desiderio e poi si attende solo la fine della tanda non si sta dando niente. Accettare di ballare e limitarsi a mostrare quanto non vi piaccia, è irrispettoso verso il vostro partner. Se non siete disposti a fare lo sforzo di godere del ballo, di adattarsi ad esso in modo positivo, imparate a dire "no". Se invitate, chiedetevi: che cosa voglio da questa ballerina e cosa sono capace e disposto a dare in cambio? Le persone capiscono nettamente quando si desidera solo prendere. Esse diventano molto meno disponibili a dare a voi. Non sto parlando necessariamente del livello di abilità, né necessariamente di cose tangibili. Se avete un atteggiamento di donazione, le probabilità di successo sono semplicemente molto più alte.

Quando invitate (o create la situazione per essere invitate), non mettete le persone in situazioni in cui diventa difficile per loro rifiutare l'invito. Non si potrà mai ottenere una danza appagante con qualcuno che non è disposto a connettersi, l'esperienza sarà al massimo mediocre . Ricordate, dire "no" è altrettanto difficile come essere respinto, non si può fare e sentirsi male dopo. Utilizzare mirada e cabeceo è un modo discreto per evitare l'imbarazzo di un rifiuto verbale. Accettando il diritto di ogni persona ad un desiderio, si può anche accettare il rifiuto senza pensare che ciò abbia a che fare col vostro valore. Il motivo per cui non si vuol ballare, a volte, non ha nulla a che fare con te mentre altre volte ha proprio a che fare con te. Accettate il fatto che non lo saprete mai. A meno che non si chieda alla persona "perché", tutti i vostri pensieri e le vostre supposizioni sono proprio questo: i vostri pensieri e le vostre supposizioni. Accettate i rifiuti con garbo. Non date peso e non pensateci più. Non fate di quella persona un vostro nemico personale. Non pretendete spiegazioni, a meno che non si scelga il momento giusto e siate disposti a sentire la risposta. Non rispondete al "no grazie" "prego". Non fate sentire la persona più a disagio di come lo sia già. Non aggiungete titoli o insulti. Non postate messaggi solo perché alcune persone, secondo voi, hanno sbagliato a non ballare con voi. Non definite queste persone "snob". Non discutete le ragioni e non pensate che sia scandaloso non voler ballare con voi, probabilmente avete inventato voi tali motivi. Tutte le azioni di cui sopra otterranno un unico risultato: vi sentirete peggio.


"Questo è tutto molto bello", si potrebbe dire, "ma, vivendo in una comunità in cui c'è una scelta molto limitata di partner, se mi concedo il lusso di scegliere solo le persone con cui avrei veramente voglia di ballare probabilmente non ballerei più con nessuno. O perché voglio persone che mi ignorano o perché non ci sono persone in giro di cui ho veramente desidero". Queste situazioni non sono davvero facili. Eppure, non si può semplicemente scartare o forzare il desiderio. Facendo pressione sugli uomini a ballare con più donne a causa di uno squilibrio di genere non si risolverà lo squilibrio di genere, soltanto portando più uomini al tango si risolverà lo squilibrio di genere. Far sentire le persone in colpa e sperare così che vogliano ballare con te non sarà certo produttivo; il desiderio non funziona in questo modo. Se siete a corto di ballerini/e che vi piacciono, cercate altrove, iniziate a viaggiare, ci sono un sacco di partner là fuori. Se vi trovate a corto di partner che vi desiderano, trovate il modo di diventare una ballerina desiderabile o cercate quelli che potrebbero desiderarvi. Tutte le soluzioni possono ripagare in modo delizioso. Il Tango è lì per voi per farvi divertire, ma se lo si utilizza per crescere come essere umano, il viaggio sarà molto più sorprendente.

Libera traduzione di Annalisa Santi dell'articolo "Why in tango we are not that social?" di Veronica Taumanova. Veronica Taumanova vive e balla tango a Parigi ed è una della fondatrici e insegnanti di Tango Mon Amour Parigi


Foto dal sito di Veronica Taumanova


Why in tango we are not that social?

We call tango a social dance, yet people often complain that tango is in fact not very social. It is sometimes compared to other couple dances, salsa or swing, with the conclusion that the grass is greener on the other side. Tango becomes labelled as a dance that stimulates snobbism and elitism, instead of being a welcoming environment for dancers of all kinds, ages and levels of skill. Of course, it is not all that black-and-white, or tango would not be growing as rapidly and we would not be as joyously obsessed with it. Still, there is some truth in it. So, why is tango not as social as other social dances?

Tango is there for you to have a good time. Like all things in life, it also gives you an opportunity to grow as a human being, but whether you take this opportunity or not is up to you. You can also just have a good time. What does it mean to have a good time in tango? It means to connect with people you like. All the other things, from learning the technique to buying the right shoes, are merely attributes serving the main goal: to have a fulfilling experience. What exactly is a fulfilling experience varies from person to person.
This is true for any social activity. Yet, there is one distinct difference between tango and the rest. This difference is best explained by the words “close embrace”. You see, close embrace is a tricky matter. The kind of connection we create in tango embrace is physically intimate, personal, inwardly oriented and totally encompassing. It takes time and a lot of practice to learn how to improvise together in close embrace. It is not something you just get up and do.

Tango is the most introvert of all dances, for the better the connection in the couple, the less the outer impression matters. This is also, I believe, the reason why everywhere such nice people end up creating such horrible dancefloor traffic: connecting to our partner takes up practically all of our attention. Learning to be aware of other couples is a skill that takes practice, just like ochos, but unfortunately we do not invest an equal effort in it. Tango is also a dance of profound and often serious emotion. Look at photos from any tango event and on people’s faces you will see deep inward concentration as well as a kind of inner glow. Tango connection makes us vulnerable, opens us like a book, invites us to go inside ourselves and share what we find there with another person. All of this quite discreetly. Even the erotic connection in tango, when it happens, is discreet.

To me, it comes as no surprise that we cannot (and do not want to) connect in that way with just anybody. To create this kind of connection there has to be some compatibility between people and a DESIRE on both sides. It is more surprising to me that we actually do end up connecting deeply to so many partners. To some we prefer not to, and this often causes suffering and becomes a highly debated issue. In tango rejection and avoidance seem to directly impact our intrinsic value as a human being, rejection hurts, a little or a lot, depending on how much importance we attach to it. Knowing how rejection affects ourselves, we also find it tricky to reject others. We are empathic beings, despite the cruelties we are capable of. We normally prefer not to cause other people harm we ourselves would rather avoid.

Tango is a quickly growing subculture, but it consists mainly of small local scenes. The smaller the community, the stronger the social ties and therefore the more profound the consequences of a rejection. In bigger cities the communities tend to form subgroups, because as humans we are only capable of comfortably socializing with a limited number of people. The moment we find ourselves in too large a crowd, it is similar to finding ourselves in a desert: we cannot connect to all those people around us meaningfully and therefore only care about those inside our circle of friends. This explains why in a small scene a stranger feels welcome, but in a big city the same person feels lost and ignored. This does not mean people in small scenes are warm-hearted and those in big cities are arrogant assholes. This view is a bit too simplistic.

To deal with the not-so-social side of tango you can start by accepting your basic right to a preference. Our life is also a “social dance” and in life we say “yes” to some experiences and “no” to others all the time. It does not matter what your reason is for wanting to dance with a particular person, but if you feel a DESIRE then your reason is valid. It may be considered wrong by others, it may even be considered wrong by yourself. It does not matter. What matters is the desire. The same is true for NOT wanting to dance with someone: the reason “why” does not matter. Often we cannot even explain why we want or don’t want a certain experience. Desire works in mysterious ways.

Next, accept that other people, too, have a right to a preference. Other people are just like you. They feel a desire or they don’t. All reasons to dance or not to dance with you are valid, even if you consider them wrong or hurtful. The desire can also come during the dance, like appetite. The desires might not match, but that is usually not a problem. Someone might want to dance with you because you are young and beautiful, whereas you want to dance with that person because s/he is an experienced dancer. As long as you are both desiring that dance, it works. The mutual desire gives a chance to forge that initial connection from which a fulfilling dance can be created. A chance, not a guarantee. What about “transactional” dances, the practice of taxi dancers? Believe or not, there is desire on both sides in that kind of tango, too: the desire to have a partner to dance with on one hand and the desire to make money on the other. You might think this kind of a desire is morally wrong, but it is simply different from yours.

We often think of desire as willingness to take, but when you invite somebody to dance or accept an invitation, you should also be willing to give. If you accept to dance without desire and then just wait for the tanda to end, you are not giving anything. Accepting to dance and merely showing how much you dislike it is disrespectful to your partner. If you are not willing to make the effort to enjoy the dance, to adapt to it in a positive way, learn to say “no”. If you are inviting, ask yourself: what do I want from this dancer and what am I able and willing to give in return? People always feel sharply when you only wish to take. They become much less willing to give it to you. I am not talking necessarily about the level of skill, it is not even necessarily about tangible things. If you have a giving attitude, your chances of success are simply much higher.

When inviting (as a man or a woman), do not put people in situations in which it becomes difficult for them to refuse your invitation. You will never get a fulfilling dance with someone who is not willing to connect, the experience will be mediocre at most. Remember, saying “no” is just as difficult as being rejected, you can’t help feeling bad afterwards. Use mirada and cabeceo to avoid the awkwardness of a verbal refusal and to give the other person a discreet way out. By accepting each person’s right to a desire, you can also accept the rejection without feeling that it has an impact on your value. The reason for not desiring to dance with you sometimes has nothing to do with you and sometimes it has everything to do with you. Accept that you will never know. Unless you ask that person “why”, all your thoughts and opinions are just that: your own thoughts and opinions. Accept the rejections gracefully. Relieve it of all importance and forget about it. Do not make that person into your personal enemy. Do not demand explanations, unless you choose the right moment and are prepared to hear the answer. Do not beg. Do not make the person feel more uncomfortable than s/he is already feeling. Do not act entitled or insulted. Do not post messages about why some people are wrong not to dance with you. Do not call people snobs. Do not discuss their outrageous reasons not to dance with you, you have probably invented those reasons yourself. All the above actions will only have one result: you will feel worse.

“This is all very nice”, you might say, “but I live in a community in which there is a very limited choice of partners. If I allow myself the luxury to only choose people I truly desire to dance with, I will probably not dance at all. Either because I desire people who ignore me or there are no people around I truly desire.” These situations are indeed not easy. Yet, you cannot simply discard or force the desire. Putting pressure on men to dance with more women because of a gender imbalance will not solve the gender imbalance, only getting more men into tango will solve it. Making people feel guilty and hoping they will want to dance with you will not be productive either, desire does not work this way. If you are short of dancers you like, look for them elsewhere, start to travel, there are plenty of partners out there. If you find yourself short of partners who like you, find ways of becoming a desirable dancer or look for those who might like you now. All solutions can pay off in delightful ways. Tango is there for you to have a good time, but if you use it to grow as a human being, your journey will be so much more surprising.

Testo originale dell'articolo "Why in tango we are not that social?" di Veronica Taumanova 

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