...ma preferisco ancora la danza
a queste forme imperfette
che son le parole sgraziate,
inclini all'imbonimento dei sogni,
di voraci sentimenti...
...preferisco la danza che cuce
audaci forme di fuoco nel mio
corpo di terra, in linee aeree
lo dipana volando,
da un abbraccio a un assolo,
sempre in cerca di fluidi gesti
veraci nel sentimento
...preferisco la danza capace
di tramutare in liquida bellezza
anche le mie stonature.
(tratta da "Effimeri, totali" poesie di Barbara Bonazzi)
Penso che questa poesia sia perfetta per introdurre questo mio articolo dedicato a Rudolf Laban (1879-1958), geniale teorico ed artista poliedrico, che, dai primi del '900, ha creato una vera e propria Weltanschauung (Visione del mondo), rispondente a una visione universalistica della danza.
Una danza libera per valorizzare il gesto e il movimento del corpo esprimendo la personalità del danzatore a partire dalla sua spontaneità.
Uno dei grandi sogni della mia infanzia fu quello di diventare una ballerina, e fin dall'età di cinque anni mi dedicai, con impegno e grande passione, a questa disciplina che per dieci anni ha comunque forgiato il mio carattere.
La danza infatti si conquista lentamente con lavoro, sudore, con un grande senso di umiltà e in questo modo prepara ad affrontare anche la vita.
La danza, oltre ad essere una meravigliosa arte, è soprattutto una disciplina molto rigorosa per la quale ci vogliono impegno, lavoro duro, ore e ore di esercitazioni quotidiane e sacrificio.
È un coinvolgimento totale di se stessi, una continua ricerca della perfezione, un lavoro assiduo nella speranza di plasmare il proprio corpo per renderlo più duttile, forte ma allo stesso tempo armonioso ed espressivo.
Per me la danza è stata anche un modo di vivere e, con il tango argentino, è tornata ancora ad esserlo in questi ultimi anni.
Percepisco e guardo la danza, ancora oggi, come l'avevo guardata la prima volta, con occhi incantati di bimba, e ogni volta colgo la sua capacitò di esprimere quello che l'essere umano ha dentro di sé, attraverso il movimento, il gesto, lo sguardo, tutta la propria persona e tutto quello che non riusciamo a dire con le parole.
E'questa per me l'arte probabilmente più difficile e completa tra tutte, poiché contiene, in modo interdisciplinare, tutte le altre forme d'arte.
Come non vedere l'arte della danza legata alle altre meravigliose discipline, quali la musica, la pittura, la filosofia, la fisica, la storia, la letteratura.......e perché no, anzi forse principalmente, la matematica?
Si proprio la matematica e un esempio della sua intima correlazione lo dà l'approccio analitico-funzionale basato sullo studio fisico/matematico del movimento del corpo nello spazio del grande Rudolf Laban.
Secondo Laban gli elementi dell’armonia si comprendono meglio utilizzando una forma geometrica, dimostrando anche come la successione armonica dei movimenti non sia casuale.
Rudolf Laban - Ballerino e studioso del movimento
Laban ma chi era costui?
Il 15 dicembre 1879 nasceva a Pozsony (ora Bratislava in Slovacchia) il grande danzatore, coreografo e teorico della danza e del movimento, Rudolf Von Laban.
Egli dedicò tutta la sua vita alla descrizione del movimento, sia simbolico che geometrico, e il suo interesse per la matematica e la danza lo portò a strutturare un sistema di annotazione, detto dal suo nome Labanotation, ancora oggi in uso.
Laban percepiva la danza come forma primaria e privilegiata dell’espressione umana, e, per lui, comprendere il movimento significava comprendere se stessi.
Laban può essere considerato a tutti gli effetti uno dei “padri fondatori” della danza contemporanea di cui ha messo in luce le potenzialità educative insite nell’arte della danza, oltre ad offrire un grande contributo alla nascita della danzaterapia.
Alla base di tutti gli studi del XX secolo che hanno avuto la danza come materia di fondo c'è sicuramente l'analisi tra le relazioni esistenti tra il corpo che si muove e lo spazio in cui si esprime, tra il significato di movimento e la sua decifrazione.
Le sue idee hanno generato innovazioni non solo nella danza, ma anche nella recitazione e nella messa in scena, negli studi sulla comunicazione non verbale, in ergonomica, nella teoria educativa e formativa, nello studio della personalità e in psicoterapia.
la Labanotation è:
- Un linguaggio che codifica movimenti e azioni mediante simboli.
- Attraverso questo metodo è possibile rappresentare graficamente tutte le forme del movimento.
- I movimenti vengono riprodotti attraverso l’uso di caratteristiche matematiche e simboliche
Attualmente la Cinetografia viene utilizzata in appositi software algoritmici elaborati per questa speciale disciplina
Cos'è la Labanotation?
Rudolf von Laban espresse i fondamenti della “Cinetografia labaniana” o “Labanotation”, per la prima volta sulla rivista “Schrifttanz” (Methodik, Orthographie, Erläuterungen) nel 1928, che elaborò in occasione del secondo Congresso tedesco di Danza a Essen.
L'analisi del movimento di Laban è un metodo e un linguaggio per descrivere, visualizzare, interpretare e documentare il movimento umano, e trae origine da campi diversi tra cui la matematica e la geometria, l'anatomia, la kinesiologia e la psicologia.
La Cinetografia (Kinetographie) di Laban, ormai nota e usata ovunque appunto col nome Labanotation, è un metodo di scrittura del movimento pressoché universale, nato per la danza ma utilizzabile per ogni tipo di movimento umano.
Con simboli geometrico/astratti, su di un rigo somigliante a quello musicale ma disposto verticalmente, permette di annotare passi, gesti e movimenti di ogni singola parte del corpo unendoli in una visione complessiva.
La Cinetografia permette così di realizzare il sogno di fissare e rendere riproducibile il movimento danzato, labile ed effimero per sua natura, evitando la perdita di opere d'arte coreutiche o di antichi balli popolari in via di estinzione e favorendo l'analisi e lo studio del movimento nelle scienze motorie, nell'educazione, nella terapia psicofisica ecc.
E' utilizzato quindi da ballerini, coreografi, attori, musicisti, atleti, ma anche da professionisti della salute come terapeuti fisici e professionali o psicoterapeuti, nonché in antropologia, consulenza aziendale e sviluppo della leadership.
Diversamente da altri sistemi di notazione quello di Laban è ispirato a principi di rigore e universalità e si basa su principi generali della cinetica che regolano il movimento del corpo umano.
La rappresentazione iconografica non può contenere tutte le informazioni necessarie per consentire la ricostruzione del movimento, come d’altra parte non lo consentono le parole che lasciano un ampio margine di ambiguità.
Quindi il presupposto da cui partì non fu quello di costruire un sistema utile ai fini della ricostruzione del movimento coreutico, ma una vera e propria lingua dotata di un simbolismo rigoroso e universalmente comprensibile.
Un sistema di notazione elaborato mettendo in correlazione danza, geometria e matematica, tenendo presente che qualsiasi danza, indipendentemente dall’origine e dallo stile, può essere descritta, e quindi riprodotta, attraverso l’uso di un linguaggio con caratteristiche matematiche (basate sulle geometrie), o mediante un linguaggio simbolico.
L’essenziale è che questo linguaggio venga compreso e decodificato.
Il critico Pontremoli, sostiene che:
"la scienza labaniana della danza si divide in tre branche:
- la coreosofia, o filosofia della danza, che stabilisce di quest’ultima i principi etici ed estetici
- la coreologia, disciplina analitica che studia i nessi grammaticali e sintattici del movimento e cerca di individuare le leggi che ne regolano lo sviluppo spaziotemporale
- la coreografia, scienza della scrittura della danza da intendersi sia come il prodursi del movimento in una serie di connessioni, sia come possibilità di fissare questo sviluppo discorsivo sulla carta per mezzo di un sistema univoco di segni.
Nello studio delle coreografie egli raggiunse, quello che probabilmente è il suo apice e quello per cui è maggiormente conosciuto, poiché riuscì in ciò che nessuno prima di lui era riuscito: tradurre in scrittura il movimento"
E veniamo ora a descrivere nei suoi elementi fondamentali questa terza branca, cioè il linguaggio simbolico.
La Labanotation è ancora oggi la metodologia più usata per trascrivere una coreografia, ma in genere ogni tipo di movimento, che ha reso l’arte della danza meno effimera, sostituendosi alla tradizione a memoria (o con pochi esempi scritti) delle sequenze.
L’idea di base della Cinetografia (dal greco kìnesis e gràfo, scrittura del movimento), o Labanotation, è che qualsiasi movimento (e qualsiasi danza) possa essere descritta tramite un linguaggio con caratteristiche matematiche e geometriche.
Da qui l’ideazione di una simbologia che solo attraverso forme e linee indichi la lunghezza del movimento, la sua direzione, la sua altezza e la parte del corpo coinvolta.
Laban arriva persino a identificare i piani diagonali usati nel movimento e a servirsi di queste linee per costruire le forme geometriche dentro cui idealmente si inscrive l’azione corporea.
Attraverso simboli, che rappresentano le linee fondamentali del corpo e le sue parti, egli è riuscito a codificare scientificamente un linguaggio unico per la danza, l’equivalente di quello che è la notazione per la musica.
Linee fondamentali che vengono disegnate a partire:
- da un “center” che indica il centro dello spazio di riferimento
- dalle otto direzioni principali di movimento
- dalla profondità del movimento data da simboli più o meno ombreggiati
- dalla durata del movimento
I parametri fondamentali che identificano lo studio del movimento sono: Peso, Spazio, Flusso, Tempo, Energia e Sforzo.
La sua teoria si basa sull’analisi di direzione, altezza, tempo, della parte del corpo in movimento e del genere di movimento.
I simboli utilizzati contengono quattro tipi di informazione fondamentali:
- il tempo (lunghezza del simbolo),
- la direzione (forma del simbolo),
- il livello (colore del simbolo)
- la parte del corpo in movimento (posizione rispetto all’asse).
Per visualizzarli e ingrandirli andare al link
Il metodo si basa su 4 fattori di movimento:
Spazio (S)
in cui identifica:
- direzione e livelli dei passi e dei gesti
- cambio di fronte
- estensione dei passi e dei gesti
- forma dei gesti.
Tempo (T)
che può manifestarsi come:
- rapido e lento nei gesti e nei passi
- ripetizione di un ritmo
- tempo di un ritmo
Peso (P)
che si contraddistingue in:
- tensione forte o debole
- posizione degli accenti
- fraseggio risultante da periodi accentati e non accentati
Flusso (F)
che può essere:
- scorrevole
- interrotto
- arrestato.
Spazio, Tempo, Peso e Flusso sono quindi i fattori di movimento attraverso i quali la persona che si muove adotta un particolare atteggiamento (Energia e Sforzo), che, a seconda dei casi si può descrivere come:
- un atteggiamento flessibile e lineare nei confronti dello spazio
- un atteggiamento di prolungamento o di abbreviazione nei confronti del tempo
- un atteggiamento rilassato o energico nei confronti del peso
- un atteggiamento di liberazione o di contenimento nei confronti del flusso.
"Laban si serve, per chiarire tale codificazione, di una figura geometrica esemplificativa l’icosaedro, ossia un solido regolare costituito da venti triangoli equilateri che si incontrano in dodici punti a destra e dodici a sinistra.
La figura prescelta racchiude in sé tre dimensioni spaziali:
lunghezza, larghezza e profondità.
Analogamente, il corpo umano si muove in tre direzioni:
in senso verticale (dall'alto verso il basso o viceversa),
in senso orizzontale (da destra a sinistra o viceversa)
e nel senso della profondità (avanti e indietro).
Le due parti simmetriche del corpo umano, destra e sinistra, possono compiere nelle tre dimensioni una gamma di movimenti la cui direzione nello spazio può essere sempre stabilita mediante la definizione dei punti d'incontro (dodici per la destra e dodici per la sinistra) delle venti facce triangolari dell'icosaedro, i quali punti costituiscono gli estremi delle linee tracciate dal movimento del corpo nello spazio.
Così Laban può ricostruire le forme geometriche del movimento naturale servendosi delle ipotetiche diagonali segnate dal moto, che congiungono i punti da cui si parte o verso i quali si va: le diagonali corrispondono alla struttura anatomica e simmetrica dei movimenti umani.”
Laban per ideare questa simbologia e pubblicarne quindi i risultati si avvale di ricerche scientifiche e analisi condotte sia sui movimenti della danza che sul movimento in generale.
Interessante notare che Laban compì anche analisi sugli operai, quando, superati i sessant’anni e dopo aver già fondato il Laban Art Movement Studio a Manchester (che dirigerà fino alla morte, nel 1958), si trovava in Inghilterra, obbligato a lasciare Berlino nel 1938 a causa della censura nazista che non apprezzava le sue idee anticonformiste.
Era questa l’epoca in cui nascevano le prime catene di montaggio, emblema supremo della spersonalizzazione, e Laban mostra per la prima volta il corpo come uno strumento per opporsi all’alienazione, per affermare il proprio personale modo di stare nel mondo.
Proprio in quest’ottica acquistano un senso maggiore queste sue osservazioni sugli operai.
Le catene di montaggio prevedono l’esecuzione di movimenti ripetitivi e uguali per tutti, tuttavia Laban aveva notato che ogni operaio li eseguiva a modo suo, coi propri tempi e con la propria personale gestualità, confermando il suo motto "Ognuno è un danzatore".
Dal 1913 al 1918 Rudolf Laban aveva aperto una Scuola d’Arte a Monte Verità.
Monte Verità (Monte Monescia, una collina sopra Ascona nel Canton Ticino) era una comune, una colonia
cooperativa vegetariana, dove, alla fine del 1800, si insediò il “movimento alternativo”.
cooperativa vegetariana, dove, alla fine del 1800, si insediò il “movimento alternativo”.
Laban stesso fonda un istituto di ricerca scientifica sulla danza, Laban Art of Movement Studio, che dirige a fianco della sua collaboratrice Lisa Ullmann, proseguendo la sua instancabile attività creativa fino all'anno della sua morte a Londra nel luglio 1958.
Un apice glorioso conseguenza della grande opera di teorizzazione, avvenuta negli anni precedenti, tra Monaco e Zurigo, in cui vengono posate le basi del suo pensiero, nel quale il ballo diventa una danza pura in cui azione, musica e parola si intrecciano in modo indissolubile e continuo.
Il corpo viene visto da Laban in maniera del tutto rivoluzionaria.
Non più un corpo, come volevano Platone e Cartesio, gabbia della mente, un’appendice ingombrante che deve eseguire gli ordini del pensiero, bensì protagonista e mezzo tramite cui agire nel mondo e autoaffermarsi.
Nonostante la mole delle sue teorie sia legate a scienze esatte, come la fisica e la matematica, l’idea di Laban non è affatto concentrata solo sulla forma, e le figure che si vanno a costruire non devono essere, come per il balletto classico, solo esteticamente piacevoli, ma soprattutto veicolare un’emozione.
La parte più interessante del testo è forse costituita dai primi tre capitoli, dove vengono esposti i principi della meccanica del movimento seguiti da un'analisi dei quattro fattori del moto (Spazio, Tempo, Peso e Flusso), e da una serie di esercizi mirati all'accrescimento della consapevolezza delle potenzialità dinamico/espressive del corpo.
Di ciascun movimento viene quindi proposta la trascrizione grafica secondo il metodo di notazione ideato da Laban, a tutt'oggi il più efficace sistema di registrazione e preservazione delle coreografie.
Le riflessionì labaniane sulla danza e sul teatro, al pari di quella di altri grandi maestri del novecento, si basa su una visione psicofisica del lavoro del performer, ma i principi e i meccanismi che Laban individua sono stati applicati, come già evidenziato, anche in ambiti extra-teatrali, come la terapia di recupero di disabili e malati mentali e il mondo dell'industria per il miglioramento dell'efficienza dei lavoratori.
Ed è proprio da questo libro (“L’arte del movimento” di Rudolf von Laban - Editore: Ephemeria - 1999) che traggo queste ultime frasi che ben caratterizzano ed esemplificano l'opera del grande innovatore.
Questa fu infatti la grande rivoluzione labaniana che, alla statica della danza accademica (in cui la successione di passi, salti, giri, pose e combinazioni varie avviene sempre in senso planimetrico, quindi soltanto in otto direzioni), contrappone una concezione stereometrica (oltre che ritmico-dinamica) del movimento.
La codificazione del movimento in base alle sue dinamiche generatrici (le dodici direzioni offerte dalla tridimensionalità dell'icosaedro) in impulso monodimensionale (Impuls), in tensione/distensione bidimensionale (Spannung-Entspannung) e in slancio tridimensionale (Schwung), amplia così all'infinito il raggio di possibilità espressive del movimento.
Questo sistema labaniano (la Coreutica), oltre a costituire un sistema pratico di iscrizione dei movimenti nello spazio, è rivelatore di una concezione del rapporto con lo spazio radicalmente opposta a quella del balletto classico accademico.
In questa visione rivoluzionaria se si concepisce lo spazio a partire dal corpo, è il danzatore stesso che crea i propri limiti, il proprio spazio personale di movimento.
I termini ne risultano capovolti: il moto non può venire imposto da direzioni prefissate secondo un unico codice, perché è dal moto stesso che scaturisce la direzione.
Non c'è un'estetica a priori che definisce lo spazio e ne impone i limiti al corpo, ma è il corpo che crea il proprio spazio e lo definisce.
Non solo ed è proprio nelle basilari coordinate del sistema labaniano (partendo dalla fondamentale distinzione tra la danza accademica, considerata disciplina di posizioni, e la danza libera, che è invece disciplina di movimento), sono già pienamente riconoscibili
alcuni dei principi essenziali delle varie tecniche di danza moderna.
Basterebbe soltanto la classificazione labaniana dei movimenti "principali", ossia i movimenti centripeti (di concentrazione e accumulazione di energia) e i movimenti centrifughi (quelli che partono dal centro del corpo verso l'esterno in un'esplosione impulsiva o in un'estensione controllata), per determinare quelli che saranno i principi di partenza delle massime tecniche di modern americano (vedi, ad esempio, la tecnica creata da Martha Graham).
Modern americano, la tecnica creata da Martha Graham (1884-1991)
Sperimentatore radicale, Laban passò attraverso l'espressionismo, il dadaismo, il surrealismo, restando sempre e soltanto se stesso, libero e geniale pensatore, artista poliedrico, creatore di un' autentica Weltanschauung rispondente a una visione universalistica della danza come espressione connessa al vivere dell'essere umano e
al suo rappresentarsi.
Laban ha saputo anticipare i grandi temi del nuovo teatro di danza del ventesimo secolo ed è proprio sulla strada indicata da Laban che si muoverà tutta la danza libera contemporanea centroeuropea e americana.
Nel video documentario su Rudolf Laban alcune immagini
dal 1913 al 1918 aveva aperto una Scuola d’Arte
Fonti
From the book
L’arte del movimento di Rudolf von Laban - Editore: Ephemeria - 1999
La danza contemporanea di Leonetta Bentivoglio - Editore: Longanesi - Milano 1985
Rudolf Laban - An Extraordinary Life di Valerie Preston - Editore: Dance Books - London 1998
From website
Esperienza della danza: spazio personale statico, e dinamica postural-corporea (file .pdf)
Erica Venturi
Le azioni nella danza: La madre di tutte le arti (file .pdf)
Elisabetta Aiello
La danza secondo Rudolf Laban (sito)
http://user.uni-frankfurt.de/~griesbec/LABANE.HTML
From the pictures
https://en.wikipedia.org/wiki/Rudolf_von_Laban
https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Labanotation?uselang=it
https://alchetron.com/Rudolf-von-Laban-1249051-W
Alcune immagini sono state rielaborate con PhatoShop
From the video
rai 3: https://www.youtube.com/watch?v=iQUq94KJDYM
documentario foto d'epoca: https://www.youtube.com/watch?v=FSShj74qcwo
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